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"Oltre la crisi, quale coesione sociale?". Questo il titolo del Forum della Rivista delle politiche sociali, che si tiene il 15 e 16 novembre a Roma. Nella due giorni (lunedì e martedì), la sesta edizione del Forum è dedicata alle "letture del caso italiano in prospettiva comparata", a cura di studiosi ed esperti del settore. L'inizativa è organizzata in collaborazione con il network ESPAnet-Italia. Appuntamento nella capitale, presso la Casa internazionale delle donne (Via della Lungara 19), lunedì a partire dalle 9.30.
"Ben prima della crisi di questi anni - si legge nell'abstract dell'intervento che Chiara Saraceno terrà in apertura del Forum -, molti osservatori avevano segnalato come il sistema di protezione disegnato nei “trenta gloriosi” fosse inadeguato a fronteggiare i mutamenti intervenuti nei tre pilastri su cui era stato costruito il “compromesso sociale” del dopo guerra ed anche il sistema di cittadinanza sociale, ovvero: un lavoro stabile che dava accesso ai diritti sociali per sé e per i propri famigliari, una famiglia (un matrimonio) stabile fondato sulla divisione di genere del lavoro, che, mentre garantiva accesso ai diritti sociali per chi era fuori dal mercato del lavoro, garantiva anche il necessario lavoro di riproduzione (lavoro di cura, lavoro domestico) ed infine confini nazionali poco permeabili".
Il contributo si intitola "Tra vecchi e nuovi rischi sociali. Come le politiche reagiscono alla modifica del contratto sociale". Saraceno prosegue: "Mutamenti nella famiglia, nel mercato del lavoro e nel sistema di welfare hanno indotto taluno a parlare di “nuovi rischi sociali”, senza che quelli vecchi siano spariti. Essi riguarderebbero: a) la difficoltà a conciliare partecipazione al mercato del lavoro e le responsabilità famigliari, specie per le donne a bassa istruzione, in presenza di figli piccoli; b) possibili deficit di cura, sia per i bambini che per gli anziani fragili; c) impoverimento di donne e bambini derivante dalla rottura o assenza di un rapporto di coppia; d) difficoltà ad ottenere e mantenere un lavoro quando si hanno bassi livelli di specializzazione e al contempo, e) rischio di obsolescenza delle proprie competenze in assenza di adeguate forme di life long learning; f) dover usare le proprie risorse private per far fronte a pensioni inadeguate o servizi sociali carenti o insoddisfacenti".
"In questo contributo viene discusso come i vari paesi si siano attrezzati rispetto a due dei più tematizzati dei cosiddetti nuovi rischi sociali: la necessità di conciliare responsabilità di cura e partecipazione al mercato del lavoro (con il connesso potenziale rischio di un deficit di cura) non solo in presenza di figli piccoli, ma in presenza di crescenti domande di cura da parte di anziani fragili - conclude -; la de-standardizzazione dei corsi di vita a seguito dei processi di infragilimento sia dei rapporti di lavoro che dei rapporti famigliari, nonchè del parziale venir meno della divisione di genere del lavoro che teneva separate le due sfere".
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