Non solo lavoratori dipendenti, ma anche autonomi: è la nuova frontiera della rappresentanza che si pone la Cgil siciliana, con l’obiettivo di estendere la contrattazione anche a questo segmento del lavoro, per superare le diseguaglianze ed estendere diritti e tutele. Se ne è parlato in un dibattito del sindacato, nel corso del quale è stata presentata una ricerca condotta su scala nazionale sulla condizione di professionisti e del cosiddetto popolo delle 'partite Iva'.

In Sicilia, nel 2014, sono state 34.778 le nuove partite Iva, e 19.379 di queste riguardano giovani under 35. L’incremento, rispetto all'anno precedente, è stato di 2.600 unità. “Quella di oggi – ha detto il segretario della Cgil regionale, Michele Pagliaro –, è un’iniziativa apripista, per dare voce e rappresentanza a questi lavoratori. Verso di essi, il governo Renzi non ha mostrato attenzione, come dimostra anche la vicenda dei regimi fiscali dei minimi, con una proroga arrivata solo dopo le proteste degli interessati”.

“In Sicilia – ha rilevato Andrea Gattuso, responsabile di questo settore nella Cgil regionale – costituiremo subito un coordinamento per questa fascia di lavoratori, mentre prossimo obiettivo saranno anche le risposte in termini di servizi”. Dall’architetto al traduttore, dal restauratore allo psicologo, al biologo: sono solo alcune delle categorie del lavoro autonomo che la Cgil punta a organizzare.

“Dai risultati del questionario – ha specificato Gattuso – emerge uno spiccato bisogno di rappresentanza. Nostro obiettivo è quello di estendere i diritti e le tutele dello Statuto dei lavoratori anche agli autonomi di tutti i settori. Parlo, ad esempio, degli ammortizzatori sociali o della malattia. Stiamo anche pensando di estendere i servizi che il sindacato offre a questa platea di lavoratori”. Dallo studio, illustrata da Daniele Di Nunzio, dell’associazione Bruno Trentin, condotta con 2.210 questionari, distribuiti a un campione rappresentativo dei 3,4 milioni di professionisti che esistono in Italia, emerge l’interesse per una maggiore continuità occupazionale, con più diritti e tutele e compensi più elevati. Perché, contrariamente a quello che si potrebbe credere, nel 45,7% dei casi rilevati il reddito è al di sotto dei 15.000 euro annui. Dunque, dai professionisti, la richiesta al sindacato di una contrattazione inclusiva, con più voce in capitolo.

Inoltre, dalla ricerca della Cgil emerge che il 30% della platea dei professionisti riceve l’80% del proprio reddito da un unico committente, e che chi ha più committenti vanta redditi più alti. “In genere, i professionisti intervistati – ha osservato ancora Gattuso – aspirano ad avere una maggiore continuità occupazionale”.

Sempre secondo il dossier, circa la metà dei professionisti non accusa il problema della disoccupazione, mentre il 37,4% l’ha subita fino a sei mesi, e l’11,8 da sei mesi a un anno. Più esposti alla disoccupazione, le partite Iva con contribuzione minima, l’inserimento al lavoro e i parasubordinati. Mentre le professioni a maggior rischio disoccupazione sono quelle nell’ambito della cultura e spettacolo, informazione ed editoria, archivisti e bibliotecari. Per quanto riguarda i redditi, a guadagnare oltre 40.000 euro l’anno è una quota del 13,8%. “Al sindacato, al quale riconoscono un ruolo fondamentale – ha aggiunto Gattuso –, i professionisti chiedono impegni sulle retribuzioni e sulle tutele in caso di disoccupazione”.

Infine, lo studio Cgil rileva che il 70,6% del campione vorrebbe l’istituzione dell’equo compenso. A volere queste azioni, sono soprattutto i professionisti non iscritti agli ordini. “C'è la richiesta dell’inclusione nella negoziazione – ha concluso Gattuso –, per rivendicare anche una riforma del sistema previdenziale che garantisca equità di contribuzioni e pensioni adeguate. Il coordinamento nato oggi è il primo atto qui in Sicilia dell’allargamento della rappresentanza a questa nuova platea di lavoratori”.