Si allarga la protesta dei lavoratori della Tim. Dopo i presidi dei giorni scorsi (a Pisa, Bari, Catania, Ancona, Bologna, Lecce, Cagliari, Palermo e Messina), oggi (martedì 22 novembre) manifestano i dipendenti di Roma e di Frosinone nell'ambito della mobilitazione nazionale che porterà allo sciopero del 13 dicembre. L’appuntamento romano è alle ore 15 davanti alle sedi di corso Italia e di Parco dei Medici, mentre il sit-in dei dipendenti della Ciociaria si tiene alle 14.30 davanti la sede di via Valle Fioretta.

Le motivazioni della vertenza sono tante. “In primis una politica aziendale basata su tagli indiscriminati, inutili e dannosi, che si sommano a una riduzione salariale di cinque anni, dovuta ai contratti di solidarietà e alla mortificazione professionale del personale, cui si toglie lavoro per affidarlo ad altre aziende” spiegano in una nota le segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil di Roma e Lazio: “Non servono operazioni di facciata, di puro make up, avvicendando ogni tre anni amministratori delegati e direttori generali. Occorre un piano industriale che dia prospettive per il futuro e faccia uscire il personale da una condizione di precarietà e di crisi endemica, che si ripercuote sulle performance e sui risultati”.

I sindacati chiedono “una politica attiva, capace di costruire consensi e alleanze, interne ed esterne, per evitare multe milionarie e competere in un mercato sempre più aggressivo, raccogliendo le sfide riguardanti la fibra ottica, le nuove tecnologie, i nuovi servizi all’utenza. Occorre una politica capace di dare fisionomia alla divisione Information e Technology”. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil rimarcano la necessità per Tim “di stabilità e continuità manageriale per difendere e valorizzare il proprio patrimonio professionale attraverso la rimotivazione dei dipendenti, la restituzione della fiducia, l’aggiornamento professionale, la ricollocazione. Una politica di nuove assunzioni, che può realizzarsi chiudendo una volta per tutte la stagione della solidarietà”.

Nell’ambito della protesta, va segnalato che il 6 ottobre scorso Tim ha formalizzato ai sindacati la volontà di disdire, a decorrere dal 31 gennaio 2017, il contratto di secondo livello in vigore dal 2008, proponendo una profonda modifica della stessa contrattazione di secondo livello e il superamento degli Accordi di armonizzazione del 2000 e del 2001. Una decisione avversata da Slc, Fistel e Uilcom, che hanno sottolineato come essa rappresenti “una mazzata per i dipendenti e per le loro tutele lavorative”, da leggere assieme “alle linee guida di un piano industriale che parlano di tagli e meno costi, anziché di investimenti e produttività”.