“Si avvia un'altra fase di privatizzazione di Poste Italiane. Il governo ‘sposta’ il 35 per cento delle azioni di Poste a Cassa Depositi e Prestiti e prevede una collocazione sul mercato del restante 30 per cento”. A dirlo è Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil, precisando che “le ragioni sono sempre le stesse: vendere i ‘gioielli di famiglia’ per fare cassa senza alcuna idea di futuro, senza linee chiare di politica industriale e lasciando in eredità soltanto debiti. Il danno per le casse dello Stato, in tema di mancati dividendi, sono già preventivabili”.

Nel contempo, continua Cestaro, non vi è traccia “delle azioni previste dal piano industriale legate allo sviluppo, il che prefigura foschi scenari: operazioni esclusivamente finanziarie, necessarie a soddisfare le troppe promesse del presidente Renzi; impoverimento della più grande azienda italiana di reti e servizi; nessuna prospettiva di sviluppo della logistica; nessuna prospettiva di innovazione dei servizi offerti”.

Il segretario Slc Cgil ricorda “che i soggetti che fruiscono dei servizi di Poste sono più di 30 milioni, larghissima parte dei quali sono cittadini e molti pensionati. Questo enorme bacino di clienti e utenti è l'unico vero capitale del gruppo Poste Italiane, insieme ai suoi 140 mila dipendenti; è a questo ‘capitale’ che azienda e governo devono rispondere”. In conclusione, Cestaro sottolinea che “la logica del ‘prendi i soldi e scappa’ è la medesima che ha ucciso la Stet, che era fino a pochi anni fa il quinto gestore di telefonia al mondo. Quel che è rimasto di quel grande gruppo industriale è sotto gli occhi di tutti. Sarebbe obbligo del governo prendere atto degli errori che sono stati fatti negli anni passati, errori che hanno depauperato il paese, e adoperarsi per non ripeterli”.