Art. 3 Diritto ad un lavoro decente e dignitoso

Ogni persona ha diritto ad un lavoro decente e dignitoso che si svolga nel rispetto della professionalità e con condizioni di lavoro eque.

Il lavoro non deve essere degradante e deve consentire al lavoratore una vita libera e dignitosa, la utilizzazione delle sue capacità professionali e la realizzazione della sua personalità.
 

C’è un gran bisogno di riaffermare il diritto ad un lavoro decente e dignitoso, non solo nei campi di pomodoro dove comandano i caporali, ma anche in un settore solo apparentemente “garantito” come è quello del credito. Ad affermarlo con forza dai microfoni di Radioarticolo1, nella striscia quotidiana “Una firma per il Lavoro”, dedicata alla Carta universale dei diritti del lavoro, è Nadia Corradetti, lavoratrice bancaria e delegata Fisac Cgil. “Non è solo l’impoverimento complessivo del lavoro, ma il fatto che esso sia sempre più complesso e al tempo stesso dequalificato”, spiega Corradetti.

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“Le aziende tendono a prevaricare i diritti dei lavoratori, sottoponendoli a pressioni commerciali pesantissime per il raggiungimento di obiettivi di risultato a breve termine”, afferma la delegata, secondo la quale in questo contesto la difesa della dignità del lavoratore diventa “sempre più difficile”.

Accanto a questo, c’è l’assenza di quelle “condizioni di lavoro eque” richiamate dall’articolo 3 della Carta. “Non solo tra uomini e donne – continua la lavoratrice - ma nemmeno anche tra giovani e anziani e, soprattutto, tra impiegati e dirigenti, con un dislivello retributivo che è sempre più insostenibile”.

Corradetti parla anche di “lavoro degradante”, perché “impostato con processi massificati, che escludono qualsiasi elemento di reale professionalità”. Quella professionalità che invece “ha da sempre distinto i lavoratori del credito, ma che oggi è sostanzialmente annullata da sistemi di rating che escludono la possibilità di scelta e da quelle pressioni commerciali che tendono a mortificare le persone sul posto di lavoro”.  

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