“Non voglio essere né gufo, né civetta, ma solo realista: il 2016  sarà un anno complicato”. Così esordisce Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, al quale rivolgiamo alcune domande al termine del direttivo nazionale della categoria di fine anno.

Rassegna  Segretario, perché parli di un 2016 difficile?

Schiavella  Perché penso innanzitutto al nostro settore, che ancora stenta a riprendersi dalla più drammatica crisi dal dopoguerra. E poi anche all’intero sindacato confederale, che nei prossimi mesi dovrà affrontare impegni importanti: la proposta di legge di iniziativa popolare sul nuovo Statuto dei lavoratori, la costruzione di nuove regole sulla contrattazione, il lancio di una decisiva campagna per la riforma del sistema pensionistico. A tutto questo per noi si aggiunge la stagione di rinnovi contrattuali, nei confronti dei quali nutro comunque un certo ottimismo.

Rassegna  A cosa si deve questo ottimismo?

Schiavella Abbiamo chiuso bene il contratto del cemento, aperto i tavoli dei laterizi e dei lapidei. A gennaio realisticamente partirà il tavolo del legno e presenteremo le piattaforme unitarie dell’edilizia. Senza dimenticare l’ attività ordinaria della categoria: dalla gestione del sistema bilaterale agli integrativi provinciali dell’edilizia, alle crisi aziendali, al tema della sicurezza nei cantieri, su cui siamo impegnati a costruire una nostra azione specifica. Tutto questo con una struttura territoriale che nel tempo abbiamo rinnovato e reso più agile e snella, che quindi si troverà a dover far fronte a un carico straordinario di impegni con forze ridotte. Per questo fin da ora voglio ringraziare tutti i nostri funzionari, che dovranno sopportare un peso enorme.

Rassegna  Nel suo direttivo del 14 dicembre, la Cgil ha deliberato di andare alla consultazione generale dei lavoratori sulla proposta di nuovo Statuto dei lavoratori. Al momento del voto, hai espresso i tuoi dubbi mediante l’astensione. Puoi spiegarcene i motivi?

Schiavella  Le mie perplessità sono solo sull’utilizzo della leva referendaria, per questo ho dovuto confermare la mia astensione, ma ribadisco l’impegno personale e di tutta la categoria nel sostenere le decisioni assunte dalla Cgil, saremo in prima fila. Sul piano dei principi generali, la bozza di nuovo Statuto mi convince molto, perché realizza appieno l’obiettivo della contrattazione inclusiva, superando la parte più intollerabile delle norme introdotte negli ultimi anni, e dando una risposta completa alle domande che vengono da categorie che, come la nostra, fanno i conti con il lavoro irregolare, frammentato e diffuso. Non solo. La proposta della Cgil risponde anche alla necessità di dare seguito a una norma costituzionale disattesa sui criteri di rappresentatività dei sindacati, riportando quanto definito dal Testo unico sottoscritto con Confindustria nel 2014.

Rassegna  Democrazia di mandato e democrazia diretta, ruolo da assegnare all’uso del referendum per validare i contratti: anche qui, la tua posizione critica è nota…

Schiavella  Continuo a essere convinto che una buona e regolata democrazia di mandato abbia più valore di una democrazia diretta incerta nell’applicazione e nella modalità di gestione. La soluzione individuata non basta,  perché se vogliamo includere non possiamo continuare a costruire regole a  misura di grande fabbrica, ma dobbiamo pensare a una struttura normativa che faccia i conti con la realtà del nostro sistema produttivo, per i due terzi composto da aziende sotto i 15 dipendenti. Dobbiamo superare questo limite, per garantire davvero rappresentanza a tutti i lavoratori. La strada esiste, è quella che passa da una dimensione diversa da quella dell’impresa: penso a un livello livello territoriale, a un sito fisico, a una filiera produttiva, a un distretto. In questo senso, le aperture di Susanna Camuso a conclusione dell’ultimo direttivo della Cgil mi fanno ben sperare.

Rassegna  La discussione sul nuovo Statuto si intreccia, per tempi e per contenuti, con il dialogo con Cisl e Uil sulla riforma della contrattazione. Come giudichi lo stato dell’arte del confronto unitario?

Schiavella Il tempo non ci aiuta, anche perché il governo ha deciso su questo tema e su quello del salario minimo di procedere con una propria iniziativa legislativa. Per questo occorre fare presto e presentare a Confindustria una nostra proposta. Ritengo prioritario e decisivo il confronto, su cui abbiamo già importanti punti condivisi, ma dobbiamo avere al tavolo unitario l’approccio giusto, non affrontare il confronto con l’atteggiamento di chi deve difendere “sacri principi”, che restano, ma che dobbiamo saper interpretare. Al contrario, occorre affrontare  questo negoziato con l’energia, la forza, la convinzione e l’orgoglio delle soluzioni che abbiamo trovato nell’esperienza contrattuale unitaria della nostra categoria.

Rassegna  Ti riferisci a strumenti come la bilateralità e il welfare contrattuale?

Schiavella  Mi riferisco a quelle soluzioni che hanno prodotto una maggiore inclusività, che sono il frutto della nostra capacità di contrattare e che sarebbe ora venissero studiate meglio e non guardate più con diffidenza. Una contrattazione territoriale davvero esigibile sta in piedi solo se usiamo bene gli strumenti della bilateralità, anche in modo innovativo, come stiamo tentando di fare nell’edilizia, valorizzando il buono, eliminando sprechi e opacità, rendendo sempre più efficiente ed efficace un sistema per i lavoratori indispensabile. Questa nostra esperienza serve a tutto il sindacato, perché oggi il lavoro frammentato  - e la conseguente necessità di costruire un welfare contrattuale - non è circoscritto a un milione di lavoratori edili, come 15 anni fa, ma a un numero enormemente maggiore, in tutti i settori. Anche sul welfare contrattuale, l’esperienza edile ha aiutato a uscire dalla contrapposizione tra noi e la Cisl in merito al delicato versante dell’obbligatorietà o meno della previdenza complementare: il nostro contratto ha indicato una terza via, con l’adesione collettiva per via contrattuale che implementa posizioni contributive dei singoli lavoratori, lasciandoli liberi di aderire o no al fondo.

Rassegna  Con gli altri sindacati esistono differenze anche relativamente a contrattazione e salario. Anche qui l’edilizia può rappresentare un’esperienza utile al dibattito unitario?

Schiavella Con Cisl e Uil condividiamo l’architettura, basata sui due livelli contrattuali, ma se vogliamo superare il limite rappresentato dal fatto che il secondo livello copre solo il 20% dei lavoratori, quest’ultimo deve essere anche un livello territoriale, e io aggiungo di sito e di filiera. Per quanto riguarda il salario, dobbiamo ribadire che quali che siano gli strumenti e i meccanismi della sua definizione, non possiamo recedere da un principio: il minimo salariale inderogabile per tutto il territorio nazionale. Dunque, l’eventuale introduzione del salario minimo per via legislativa non potrà prescindere da tutto ciò che verrà fissato da contratti nazionali erga omnes.

Rassegna  E sulla distribuzione del salario tra primo e secondo livello?

Schiavella  La discussione tra chi pensa che il ccnl difende e il secondo livello incrementa e chi afferma che una quota della produttività vada redistribuita nel primo livello, è aperta. In tutti e due i casi, la domanda è: come definiamo il parametro da usare?  In questo può aiutarci una riflessione che nella pratica abbiamo già realizzato nella nostra contrattazione nazionale, che si può riassumere così: posto che il ccnl definisce minimi salariali inderogabili, il modo in cui si compongono non può essere determinato da un solo indicatore, perché non esiste una formula unica che risolve tutto. Inflazione, produttività di settore, fatturati, possiamo immaginare un insieme di fattori, da monitorare e misurare attraverso nuovi organismi, per costruire quel mix che determina un valore inderogabile su tutto il territorio nazionale.