Il prossimo incontro tra governo e sindacati sulle pensioni sarà il 13 marzo, con l'apertura della "fase due": ancora molti sono i nodi da sciogliere. Tra questi c'è il ritardo dei decreti e le difficoltà legate all'Ape volontaria. A fare il punto è Nicola Marongiu, responsabile dell'area Welfare e contrattazione sociale della Cgil nazionale, ai microfoni di RadioArticolo1 nella trasmissione Italia Parla.

"Ci sono ritardi sulla definizione dei decreti - esordisce il sindacalista -: erano previsti nella legge di bilancio, che ha avuto un percorso complesso per la crisi di governo e finora non è stata migliorata". La possibilità di presentare le domande di pensione anticipata dovrebbe scattare a maggio. "Siamo preoccupati: i decreti erano fissati entro la fine di febbraio, poi ci sono i passaggi tecnici prima di arrivare in Gazzetta ufficiale. In sede di confronto abbiamo individuato il problema: non sono state modificate le norme di ingresso alla previdenza, se non per i lavori precoci e gli usuranti, quindi senza un intervento complessivo diventa tutto più difficile".

 

Al solito, il rischio è quello di creare norme dall'applicazione troppo complessa. "Prendiamo i lavoratori usuranti: per loro diventa sempre più difficile accedere - osserva Marongiu -. Sugli esodati siamo arrivati all'ottava salvaguardia: si va avanti in questo modo, è chiaro che non c'è la volontà di operare un intervento generale sul tema della previdenza".

Prossimo appuntamento 13 marzo. "Lì si aprirà la 'fase due', ma l'incertezza politica potrebbe condizionare il confronto per una semplice ragione: l'intervento sulla previdenza ha bisogno di una robusta assunzione di responsabilità politica, che in questa fase sembra difficile prevedere".

Marongiu entra nel dettaglio e si sofferma sul nodo dei decreti. "Passi avanti ci sono - spiega -, in particolare nella scelta di fare riferimento alla posizione del lavoratore: un addetto merci non si riferisce più all'azienda per cui opera ma alla sua mansione, quindi anche se presta servizio per ditte esterne gli viene riconosciuta la gravosità del lavoro". Come detto i problemi restano: "Per esempio c'è il riconoscimento agli ospedali ma non a tutte le professioni infermieristiche. Sono punti delicati da affrontare, anche perché si guarda alle categorie più deboli - come l'assistenza alla persona - che richiedono una riflessione approfondita".

Poi la definizione delle platee. "È stata abbastanza larga e questo è positivo - dice Marongiu -, purtroppo c'è rigidità sui criteri d'accesso". Per i lavoratori edili, "visto che il criterio dell'accesso erano 6 anni in via continuativa abbiamo sottolineato il problema: l'edile si riferisce all'andamento dei cantieri, non svolge impiego continuativo, dunque abbiamo chiesto di ragionare su una platea temporale più amplia. Il governo ha detto che si potrebbe discutere su una franchigia, il problema è aperto".

Tra i punti più controversi c'è l'Ape volontaria. "Ne abbiamo parlato molto, anche se a suo tempo la Cgil ha espresso un giudizio molto critico. Vediamo due punti di grande difficoltà: per l'accesso all'Ape non sarà riconosciuta la possibilità di cumulare periodi sotto gestioni diverse, quindi il lavoratore deve maturare i requisiti di 20 anni all'interno della stessa gestione. L'altro problema è il prestito a garanzia pensionistica: una volta in pensione è previsto il prelievo alla fonte da cui non si può sfuggire. Le banche hanno rischio zero, ma c'è di più: gli istituti di credito faranno una valutazione di merito creditizio, quindi ai soggetti nelle categorie di rischio il prestito non verrà concesso". Questo elemento rendere l'Ape volontaria "uno strumento poco usato", a suo avviso. "Anche i tecnici del governo sono in difficoltà - aggiunge Marongiu, perché c'è un problema a monte: l'esecutivo non fa un intervento complessivo sulla previdenza, bensì lascia alle banche un potere di valutazione, mentre dovrebbero essere solo intermediarie".