Oggi (29 luglio) alle 12,  al ministero del Lavoro, quinto incontro tra governo e sindacati sulle pensioni e sul mercato del lavoro. Anche questa volta presenti da una parte  il ministro del lavoro, Giuliano Poletti e il sottosegretario alla presidenza Tommaso Nannicini, mentre dall'altra parte del tavolo siedono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo.

Si tratta di un vertice molto delicato, prima della pausa estiva, in cui si parlerà di pensioni, ma anche di occupazione, in vista della messa a punto della legge di stabilità. L'incontro è stato sollecitato ed ottenuto dai sindacati, proprio per cominciare a misurare le distanze sulle soluzioni discusse nei tavoli tecnici dei mesi scorsi, ma anche, si spera, per fare il punto sulle risorse economiche che il governo sarà in grado di mettere sul tavolo da qui a ottobre. 

Gli ultimi tavoli, a fine giugno, si erano infatti incagliati proprio sul nodo risorse, capitolo che il governo aveva preferito tenere coperto. "Purtroppo siamo ancora ai titoli. Continuano a non esserci contenuti", aveva affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, al termine dell'incontro del 30 giugno scorso. "Bisogna capire - aveva spiegato - se il confronto va nel merito e se individua le risorse e le risposte o se continuiamo a fare agende. Si va un po' rilento e non c'è risposta sulle risorse disponibili".

I temi proposti dai sindacati nella loro piattaforma, sono stati finora all'esame del governo. Cgil, Cisl e Uil premono per introdurre nell’agenda l’adeguatezza delle pensioni future dei giovani e la tutela di quelle in essere; la necessità di dare risposte diverse ai lavoratori precoci, a quelli con 41 anni di contributi, a chi svolge lavori usuranti; la possibilità di ricongiungere i periodi contributivi maturati in gestioni diverse in modo non oneroso; lo sviluppo della previdenza complementare e gli esodati (per i quali si attende l’ottava e ultima salvaguardia). Tutte questioni finora solo sfiorate:

Da parte del governo, per ora l’unica vera proposta è stata quella dell’Anticipo pensionistico (Ape), con prestito bancario e copertura assicurativa, da erogare attraverso l'Inps, che permetterebbe a chi è a meno di tre anni dalla pensione di vecchiaia di anticipare l’uscita grazie a un “prestito” da restituire in 20 anni. Una misura, ha puntualizzato il ministro Giuliano Poletti nei giorni scorsi, che sarebbe prevista per tutti, quindi anche per i lavoratori del pubblico impiego e gli autonomi.  Ma, anche su questo fronte, ci sono ancora diversi aspetti da chiarire: il ruolo delle banche (che potrebbero finanziare l’uscita anticipata), l’eventuale garanzia posta dallo Stato, la consistenza delle rate di ammortamento, i costi per i lavoratori di aziende in ristrutturazione. Sempre sull’Ape, tra l'altro, il sottosegretario Nannicini ha annunciato l'intenzione del governo di alleggerire il più possibile la rata del “prestito”, in modo da favorire la messa a riposo dei lavoratori. 

Ancora troppo poco, secondo lo Spi Cgil, che per bocca del suo segretario Ivan Pedretti ha paventato la ripresa delle proteste. “Se le risorse non saranno sufficienti - ha recentemente affermato su Facebook  -, allora torneremo a mobilitarci".

Sul fronte del mercato del lavoro, infine, il menù si concentra sulle  aree di crisi complessa, da Taranto a Piombino, da Livorno a Termini Imerese passando per Gela, e sugli ammortizzatori sociali che la recente riforma ha reso inadeguati a fronteggiare un’emergenza sociale così pesante; al centro infatti alcune ipotesi di intervento con cui dare una prospettiva non solo a quei lavoratori in cig ma soprattutto a chi è in mobilità o in Naspi e a quanti hanno già esaurito ogni forma di sostegno al reddito.