Arriva il part-time per i dipendenti delle aziende private vicini alla pensione: serve un accordo con la controparte, si perde una parte di salario, ma non i contributi figurativi. La riduzione, introdotta dalla legge di stabilità, dovrebbe diventare operativa dopo la firma del decreto attuativo da parte del ministro Poletti e la registrazione, nei prossimi giorni, alla Corte dei Conti.

La condizione è che il lavoratore, con contratto a tempo indeterminato e a orario pieno, abbia 20 anni di contributi e aggiunga i requisiti per la pensione di vecchiaia entro il 2018. L'orario di lavoro sarà ridotto dal 40 al 60 per cento e la contribuzione mancante sarà accreditata in maniera figurativa. La cifra verrà accreditata nella busta paga, esentasse, e corrisponderà ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato. Una volta maturata l'età pensionabile la pensione non subirà decurtazioni. Per la misura sono stati stanziati 60 milioni per il 2016, 120 per il 2017, 60 milioni di euro per il 2018. Una volta esaurite queste risorse non saranno accettate nuove istanze. Gli uomini potranno andare in pensione nel 2016 a condizione che siano nati prima del maggio 1952 e abbiano raggiunto almeno 63 anni e sette mesi. Secondo uno studio della Uil, tuttavia, le donne sarebbero penalizzate. Le nate fino al 1951, infatti, sono già uscite mentre quelle del 1952 (che compiono 64 anni quest'anno) usciranno nel 2016 sulla base di una deroga prevista alla legge Fornero. Le nate nel 1953 raggiungeranno il requisito per la vecchiaia nel 2019. “E evidente come tale norma - commenta la Uil - sia utilizzabile solo da lavoratrici che entro 14 mesi potranno accedere alla pensione discriminando di fatto moltissime donne e limitando notevolmente i benefici dell'intervento”.

Critico il giudizio della Cgil, che chiede al Governo di correggere il decreto "per evitare disparità di genere". Per il segretario confederale, Vera Lamonica, si tratta di un provvedimento "limitato" che rischia di riguardare solo poche grandi aziende. "Il governo verifichi - sottolinea - se il decreto su part-time agevolato verso la pensione può essere corretto per cancellare la disparità di genere che in esso é contenuta". Sul decreto attuativo, aggiunge la sindacalista, "c'è troppa enfasi, trattandosi di un provvedimento limitato nelle risorse che riguarderà alcune migliaia di persone, soprattutto dipendenti di grandi imprese". Purtroppo, conclude, avrà poco a che vedere sia con l' occupazione giovanile, che col tema della flessibilità in uscita che rimane tutto da affrontare".

Dal provvedimento sono, inoltre, escluse anche tutte le categorie del pubblico impiego e il lavoro autonomo.