Il Senato modifichi la norma sul taglio al fondo patronati. E' l'ennesima la richiesta che l'Inca invia a tutti i senatori, impegnati in questi giorni ad esaminare il testo della legge di Stabilità. Per questo, oggi, 16 dicembre, dalle 9 alle 14, a Roma, in piazza della Rotonda, al Pantheon, si terrà un presidio di protesta contro il taglio di 75 milioni di euro al Fondo Patronati, già dimezzato alla Camera, ma considerato insufficiente per scongiurare la cancellazione del diritto alla tutela previdenziale e socio-assistenziale gratuita assicurata dal sistema patronati a favore di tutti i cittadini. All'iniziativa parteciperanno centinaia di operatori e operatrici dell'Inca provenienti da tutta Italia ed è previsto l'intervento di Morena Piccinini, presidente dell'Inca.

“L’iniziativa di protesta terminerà soltanto ad approvazione definitiva della legge di stabilità – spiega in una nota l’Inca Cgil - L’attenzione sull’argomento resterà alta fino all’ultimo minuto utile per cambiare la norma, che mette in ginocchio il sistema dei patronati e infligge un duro colpo al principio stesso della gratuità della tutela previdenziale e socio-assistenziale, costituzionalmente sancita a favore di tutti i cittadini”.

Diverse le richieste di modifica espresse in Senato rispetto alla norma che taglia di 75 milioni di euro il fondo ministeriale, riduce del 20 per cento gli acconti finanziari sull’attività svolta, diminuisce l’aliquota contributiva destinata alla tutela individuale. I circa 70 emendamenti proposti si concentrano prevalentemente a contenere la riduzione delle risorse attorno ai 40 milioni di euro. “Una sforbiciata – osserva l’Inca - che, se paragonata ai 150 milioni di euro originariamente previsti nella prima stesura della misura presentata dal governo alla Camera, rappresenta un buon risultato, ma non risolutivo, frutto comunque di una mobilitazione straordinaria dell’Inca e del Cepa, il Centro patronati cui fanno parte anche Acli, Inas e Ital, che fin dall’inizio si sono opposti con tenacia, facendo leva soprattutto sulla sensibilità espressa da oltre un milione di cittadini firmatari della petizione ‘No ai tagli ai patronati’”.

Delle preoccupazioni espresse unitariamente, a più riprese, dai patronati, si è fatto portavoce anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che, in occasione della consegna delle firme raccolte in poco più di un mese, ha sottolineato come dietro ciascuna adesione ci sia una famiglia e dunque uno spettro molto più ampio della domanda di tutela espressa dai cittadini attraverso le richieste rivolte ai patronati. “La riduzione dei tagli è una risposta parziale che non risolve il problema alla radice – insiste l’Inca Cgil - ma, anzi, crea un precedente pericoloso, per cui si introduce la possibilità di poter intervenire ancora in futuro sul fondo, che, essendo alimentato con una quota dei contributi previdenziali obbligatori versati da lavoratori dipendenti e imprese, non dovrebbe essere nelle disponibilità del bilancio pubblico”. Cosa che invece accadrebbe, secondo l’Inca, considerando il fatto che, “mentre i lavoratori continuerebbero a versare integralmente i contributi previdenziali obbligatori all’Inps, la parte destinata alla tutela gratuita assicurata a tutti i cittadini dai patronati verrebbe incamerata dall’erario, né più né meno come una tassa occulta a carico di dipendenti e pensionati, avviando un pericoloso sviluppo del mercato delle consulenze private e onerose e rendendo aleatorio l’esercizio di qualsiasi diritto”.

Infine, l’Inca esprime perplessità anche su un altro aspetto dell’emendamento licenziato alla Camera e approdato a Palazzo Madama. “Oltre alla riduzione del fondo – scrive il patronato della Cgil - esso stabilisce l’esclusione dalla ripartizione delle risorse ministeriali di tutti quei patronati che non raggiungessero una quota di attività pari al 2,5 per cento del totale. Se lo scopo di tale scelta è quello di fare chiarezza nel mondo di questi istituti, sembra il modo meno adatto per raggiungere l’obiettivo”, osserva l’Inca, che a questo proposito sottolinea la necessità di “agire su parametri di qualità dei servizi offerti per operare la giusta selezione dei patronati. Un orientamento peraltro già emerso nella commissione del ministero del Lavoro, nella quale il nostro istituto ha dato un contributo determinante, e che si vorrebbe accolto anche in Senato”.