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Sabato 7 maggio Palermo porta più di 40 vertenze in piazza per la manifestazione regionale ‘Sicilia in lotta! Più lavoro. Più sviluppo. Più inclusione’ di Cgil, Cisl e Uil, con un corteo da piazza Marina a piazza Indipendenza. Sono le vertenze più calde degli ultimi mesi, che la Cgil ha seguito. Ma non le sole. Non passa giorno che a Palermo non si organizza una protesta: venerdì sono scesi in piazza in Prefettura i settori più poveri, gli appalti nei servizi, i lavoratori delle mense degli ospedali, delle pulizie, del turismo e dei servizi alberghieri.
Scheda / Tutte le vertenze (pdf)
“Sabato – dichiara il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo – tocca a tutti gli altri. Vertenze con un unico comune denominatore: il disvalore del lavoro. Un lavoro sempre più povero, che perde valore, realtà amara che colpisce non soltanto lavori già sottopagati, come il caso dei laureati di Almaviva, ma anche settori produttivi pieni di operai specializzati come il Cantiere Navale. Fincantieri, azienda partecipata dello Stato, con la scusa della mancanza dei bacini e dei mancati investimenti della Regione, pur avendo commesse per tutti i suoi siti, ha deciso di non inviare più lavoro a Palermo, dando il via a una cassa integrazione immotivata, impoverendo una realtà che con i bacini attuali ha sempre costruito rimorchiatori e grandi navi. Il lavoro povero diventa sempre più povero e anche chi ha lavoro oggi si ritrova impoverito. Solo i ricchi diventano più ricchi”.
“Protestiamo – aggiunge Enzo Campo – per chiedere un'inversione di rotta. Per chiedere di rivolgere l'attenzione a chi lavora, e diventa sempre più povero, e a chi non lavora. Tremila persone a Palermo aspettano gli ammortizzatori sociali. Negli ultimi sette anni tutti i macro settori produttivi hanno visto una flessione occupazionale che si è estesa da una parte anche al settore dei servizi, tradizionale valvola di assorbimento delle espulsioni occupazionali, e dall'altro lato all'agricoltura, settore che sembrava poter rappresentare un nuovo terreno di sbocco per i giovani”.
I tassi di occupazione e disoccupazione individuano una situazione complessiva di forte difficoltà che non può passare inosservata. Il tasso di occupazione è sceso dal 43,3 del 2008 al 38 per cento del 2015. E il tasso di disoccupazione è salito dal 16,9 per cento al 23,9 per cento. La disoccupazione giovanile oggi è al 65 per cento, nel 2008 era al 48,7. E in aumento è anche la disoccupazione femminile: si è passati dal 19,5 per cento di donne senza lavoro nel 2008 al 25,4 per cento del 2015”.