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Oggi la Cgil di Palermo ricorda, alle 18, a Camporeale. Calogero Cangelosi, quarantunenne segretario della Camera del Lavoro di Camporeale, ucciso dalla mafia del feudo. Era il 1° aprile del 1948: Cangelosi fu fatto fuori, intorno alle 22,30, dopo che quella sera alla Camera del lavoro si era parlato della conquista delle terre, dell’applicazione dei decreti Gullo sulla divisione del grano al 60 per cento ai contadini e al 40 per cento a proprietari terrieri, e della concessione alle cooperative contadine delle terre incolte. Quattro sindacalisti si offrirono di “scortare” a casa il dirigente, da tempo nel mirino dei latifondisti del paese, cui davano fastidio le sue battaglie di civiltà dalla parte dei contadini poveri.
La sua richiesta dell’applicazione delle leggi della riforma agraria avrebbe potuto incidere sul risultato delle elezioni in programma il 18 aprile. Ma sulla strada di casa, tra la via Minghetti e la via Perosi, dove Cangelosi abitava con la moglie Francesca Serafino e i quattro figli, dai 2 mesi agli 11 anni, decine di colpi sparati col mitra ad altezza d’uomo si abbatterono sul gruppo. Colpito alla testa e al petto, Cangelosi cadde per terra, spirando all’istante. Anche Vincenzo Liotta e Vito Di Salvo furono colpiti e feriti gravemente. Miracolosamente illesi rimasero, invece, gli altri due Giacomo Calandra e Calogero Natoli. Non fu mai bandito un processo. Nonostante tutti sapessero che a dare l’ordine di morte era stato il proprietario terriero “don” Serafino Sciortino, di cui Cangelosi era il mezzadro, e che a sparare erano stati il capomafia Vanni Sacco e i suoi “picciotti”, si procedette contro “ignoti”.
Cangelosi è stato ucciso a pochi giorni di distanza da Placido Rizzotto, eliminato a Corleone il 10 marzo 1948, e da Epifanio Li Puma, ucciso a Petralia Sottana il 2 marzo dello stesso anno. La cerimonia in suo ricordo, per il 67ettesimo anniversario dalla sua scomparsa, si terrà oggi alle ore 18 nella piazza Calogero Cangelosi di Camporeale. Interverranno Rosalia Bonura, Cgil di Camporeale, Dino Paternostro, responsabile del dipartimento Legalità della Camera del Lavoro di Palermo, e Enzo Campo, segretario della Cgil di Palermo.
“Cangelosi fa parte dei 36 morti che ha avuto la Cgil tra il ‘45 e il ‘66. Nel ’48, con l’uccisione nel’48 dei nostri tre dirigenti sindacali Cangelosi, Rizotto e Li Puma, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, si concluse la reazione contro le punte più in vista del movimento contadino nella Sicilia occidentale - dichiara Enzo Campo - Per la Cgil l’antimafia ha origini antiche, risale al periodo immediatamente successivo al movimento contadino dei fasci siciliani, alla storia di questi pionieri che, sapendo di essere nel mirino e completamente indifesi, si sono battuti per portare avanti i loro ideali, gli ideali dei contadini e della gente comune, rimettendoci la pelle”. “Da quest’anno – aggiunge Enzo Campo - la Cgil ha deciso di essere vicina per i loro anniversari a tutti i suoi uomini caduti nella lotta alla mafia, riscoprendo e mettendo in luce tutte le storie, anche quelle di personaggi meno conosciuti, perché tutti meritano identico rispetto e di essere ricordati allo stesso modo. L’esercizio della memoria è importante per orientarci nel presente”. E dichiara Dino Paternostro, responsabile dipartimento Legalità Camera del Lavoro di Palermo: "L'antimafia sociale del movimento contadino e bracciantile è attuale ancora oggi. Uomini come Calogero Cangelosi ci hanno indicato lo sviluppo nella legalità e nella giustizia sociale come obiettivo da perseguire attraverso lo strumento della cooperazione. Ed è quello che si stanno facendo le cooperative che lavorano sui terreni confiscati alla mafia".