“Fu uno sciopero unitario. A Palermo era in corso una protesta di Fiom, Fim e Uil, alla quale aderiva anche la cittadinanza, da inquadrare in una situazione di crisi della cantieristica navale in Italia iniziata nel 2009,  col rischio di smantellamento di alcune sedi e del ridimensionamento dello stabilimento palermitano. Balza agli occhi che i rinviati a giudizio siano stati unicamente i  dipendenti iscritti  a un sindacato, la Fiom”. Così ha dichiarato il segretario Fiom di Palermo, Francesco Piastra, alla conferenza stampa che si è svolta oggi nella sede della Cgil locale, in vista del processo che si apre domani presso la seconda sezione penale del Tribunale di Palermo e che vede imputati 40 lavoratori, di cui 38 iscritti alla Fiom (un altro, deceduto, anch'egli della Fiom).
 
I 40 operai sono stati rinviati a giudizio nel 2014 per i reati di manifestazione abusiva, danneggiamento alle strutture e violenza privata. La protesta, tra sciopero, occupazioni simboliche, fiaccolata aperta alla città, picchettaggi ai cancelli e lavoratori saliti sulle gru, durò dal 12 al 21 luglio. I lavoratori iscritti alla Fiom sono assistiti dall’avvocato Fabio Lanfranca, che ha depositato una lista con 26 testimoni, per smontare le tesi dell’accusa. A portare la solidarietà ai lavoratori, erano presenti la Cgil di Palermo, la Fiom nazionale e le Rsu di altre aziende metalmeccaniche come Keller, AnsaldoBreda e Sirti. 
   
“Se cercano di intimidirci con questo processo, noi non ci lasceremo intimidire. Gli operai difendevano il posto del lavoro e il mantenimento a Palermo della prima industria della città. Palermo fu una delle città in cui le proteste contro il ritiro del piano industriale da parte di Fincantieri e le minacce di disimpegno furono tra le più forti e aspre. Mancavano le commesse, quelle annunciate non arrivavano. Il sindacato denunciò questi fatti, chiedendosi come mai un colosso come Fincantieri nell’arco di un anno avesse perso 250 milioni di commesse, anche  a favore di cantieri privati – aggiunge Piastra, ricostruendo il clima di quegli anni –. La situazione era drammatica e la protesta fu unitaria. Su 560 lavoratori, 260 erano in cig straordinaria. E negli anni precedenti i lavoratori dell’indotto erano passati da 1.400 a 400. Ne furono licenziati mille. Si aggiunga il fatto che c’era un altro elemento di preoccupazione: Fincantieri, Autorità portuale e Comune volevano attuare il progetto dei Prusst di un albergo e di un approdo turistico dentro il Cantiere, ritenuto da noi incompatibile con le attività di trasformazione e costruzione navale. Ci furono riunioni su riunioni in Prefettura. Alla fine della protesta, una commessa arrivò”.    
 
“L’imputazione si riferisce allo sciopero del 18 luglio. Dalle relazioni effettuate dalle forze dell’ordine, non risulta la segnalazione di nessun episodio e non viene identificato nessun lavoratore – ha detto l’avvocato Lanfranca –. Non c’è un solo atto d’accusa da parte della Digos nei confronti degli operai che quel giorno parteciparono alla manifestazione. I lavoratori sono stati segnalati dai vigilanti dipendenti dalla direzione di Fincantieri. In ambito aziendale non era stato mai fatto. Denunciare i propri dipendenti è un atto estremo. Ci chiediamo cos’altro possa esserci stato dietro l’esercizio del diritto di denuncia: lo capiremo al dibattimento”. 
  
Il coordinatore nazionale Fincantieri della Fiom, Bruno Papignani, ha chiesto a Fincantieri di rivedere le posizioni. “Il gruppo dovrebbe fare un passo indietro: non abbiamo bisogno di un Marchionne pubblico, ne abbiamo già uno privato – ha detto –. Quella lotta va inquadrata in un contesto difficile che ha coinvolto le tre sigle sindacali, tra cui la Fiom, che ha svolto un ruolo importante, ma anche lavoratori dell’indotto e  non iscritti ai sindacati. Era in discussione il posto di lavoro. È stata una lotta dura, non certo un giro di valzer. Perché puntare il dito solo sulla Fiom? E’ il dubbio che rimane. A luglio scadrà la cassa integrazione per tutti i dipendenti di Fincantieri. L’azienda ha annunciato commesse fino al 2010. Ma ha chiesto ai lavoratori di contribuire. Il colmo è questo: quando c’è la crisi si chiedono sacrifici ai lavoratori; quando c’è il lavoro pure. E’ stato chiesto ai dipendenti di lavorare mezz’ora gratis e di rinunciare alle 104 ore di permessi”. 

Critiche sono giunte dalla Fiom alla Giunta Crocetta, che ritarda a completare le pratiche per l’assenso al finanziamento del bacino di carenaggio da 80.000 tonnellate per l’offshore, stornando i finanziamenti da due appalti annullati. Ha stigmatizzato Papignani: “Il bacino di Palermo è fondamentale. Crocetta sta dormendo. Così dà a Fincantieri la possibilità di  mettere in discussione il cantiere di Palermo”.