Sono ancora molti i nodi da sciogliere sulle pensioni. Aumento dell’età, risorse disponibili, interventi per le donne: fin troppo numerosi i capitoli ancora aperti nell’agenda di governo e sindacati. Che oggi (mercoledì 13 settembre) s’incontrano di nuovo a Roma: l’appuntamento è alle ore 17 presso la sede del ministero del Lavoro. Il dialogo, scrivono Cgil, Cisl e Uil, ha fatto registrare “alcuni, parziali, elementi di avanzamento”, ma “permangono con l’esecutivo significative distanze”.

Il punto più controverso è quello dell'innalzamento automatico dell'età pensionabile in rapporto all'aumento della speranza di vita, che arriverà a 67 anni nel 2019 (mentre nel 2018 l'asticella per le donne del settore privato salirà a 66 anni e sette mesi, stessa soglia già prevista per gli uomini. L’Italia, anzitutto, è già oggi uno dei paesi in cui l’età di accesso al riposo è tra le più alte al mondo. E si rileva, inoltre, che l’andamento demografico degli ultimi anni non sia stato lineare: nel 2015, ad esempio, la vita media si è ridotta a 82,3 anni dagli 82,6 dell'anno precedente. Da queste considerazioni la richiesta dei sindacati di congelare (o quanto meno ammorbidire) l’aumento, richiesta che finora però non ha trovato il consenso del governo.

Distanze si registrano anche sugli interventi per le donne. Poletti sarebbe disponibile a mettere sul tavolo una riduzione fino a un massimo di tre anni (conteggiando un anno per figlio) dei requisiti contributivi per le lavoratrici che accedono all'Ape sociale. I sindacati, invece, non vorrebbero limitare i benefici solo ad alcune categorie di donne svantaggiate, ma allargarlo a tutte le lavoratrici. “Il riconoscimento del lavoro delle donne è un concetto universalistico” hanno dichiarato il segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli e il responsabile previdenza pubblica Ezio Cigna: “Riteniamo, inoltre, che oltre al lavoro prestato per la cura dei figli sia necessario riconoscere anche quello dedicato alla cura di familiari disabili o non autosufficienti”.

Sulla previdenza, insomma, ancora moltissimo resta da fare. Su tutto, però, aleggia la questione delle risorse da destinare al capitolo pensioni. “Siamo ancora in un quadro d’incertezza, abbiamo chiesto di esplicitare le risorse, ma non ci sono state dette” ha dichiarato il segretario generale Cgil Susanna Camusso, aggiungendo di “non essere quindi in grado di valutare la dimensioni degli interventi”. Una prima risposta sulle risorse arriverà soltanto dopo il 20 settembre, data in cui verrà presentata la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.