SESTO FIORENTINO - Oltre 400 persone tra lavoratori, sindacalisti e cittadini in corteo dallo stabilimento in viale Giulio Cesare fino alla piazza del Comune, passando per le vie della città: oggi è stata la giornata della manifestazione per la Richard Ginori. “Il futuro della Ginori è Sesto Fiorentino. La Ginori deve restare a Sesto Fiorentino, il Museo di Doccia deve riaprire, gli investimenti devono riqualificare la manifattura. Per il bene dei lavoratori, della cittadinanza sestese e dell’area metropolitana fiorentina”, hanno detto i sindacati organizzatori della manifestazione (Cgil, Cisl, Uil, Cobas di categoria). Al termine del corteo, una delegazione è stata ricevuta dal sindaco Lorenzo Falchi e da Gianfranco Simoncini, consigliere del presidente della Regione Enrico Rossi per le questioni del lavoro.

“La città si è fatta sentire con una bellissima manifestazione – ha detto Bernardo Marasco di Filctem Cgil Firenze – per dire che ‘il futuro della Richard Ginori è Sesto’, come recitava lo striscione all’inizio del corteo. Ora l’azienda acquisisca il terreno su cui è collocata la fabbrica, poi presenti un piano organico di sviluppo. Insieme a tutta la cittadinanza va riaffrontato poi il tema della riapertura del Museo di Doccia. Ma la prima cosa da fare è sbloccare la questione dei terreni, altrimenti la permanenza qui è in discussione. I lavoratori hanno paura di questo stallo perché comporta il rischio che la fabbrica si allontani da Sesto Fiorentino, e significa anche una perdita di competitività per l’azienda”.

Le sigle sindacali avanzano dunque tre richieste precise. La prima è impedire le speculazioni: "L’azienda acquisisca al più presto il terreno su cui sorge la fabbrica. È indispensabile che il gruppo Kering e la liquidazione che possiede il terreno si accordino per l’acquisto”. La seconda istanza riguarda il progetto industriale con gli investimenti necessari per riqualificare l’attuale stabilimento. Infine la c'è questione del museo: i sindacati lanciano un appello affinché – oltre a garantire che la fabbrica rimanga accanto al museo – il maggior numero di soggetti pubblici e privati del territorio concorrano alla riapertura di un patrimonio inestimabile della storia della città e del lavoro”.