La Fp Cgil Ancona condivide con la direzione degli Ospedali riuniti del capoluogo marchigiano la soddisfazione per gli accordi siglati con i sindacati sulla progressione economica per i dipendenti del comparto e sulla ricollocazione del personale della cucina. Tuttavia, il sindacato ricorda che, per quanto riguarda la progressione economica di carriera, le cosiddette fasce, erogate a 547 dipendenti su 2.800, chiamarla un successo è eccessivo, poiché è la semplice applicazione di un istituto contrattuale. Piuttosto, si sottolinea che il personale degli Ospedali riuniti resta ancora quello che percepisce meno salario accessorio rispetto ai colleghi dell’Asur e delle altre aziende sanitarie della regione.

Inoltre, rimane ancora irrisolta la spinosa questione dei fondi contrattuali della produttività, utilizzati in maniera impropria da parte aziendale per pagare lo straordinario. Un utilizzo reso possibile da un accordo non firmato dalla Cgil, che penalizza i dipendenti, decurtando loro una quota di produttività, a partire da gennaio 2019, per altri sette anni.

Per quanto riguarda l’accordo sulla ricollocazione del personale, attualmente addetto alla cucina, si rammenta che l’intesa esiste, perché fortemente voluta dalla Fp Cgil, che ha contrastato l’idea dell’azienda di 'cedere' il personale in servizio della cucina dell’ospedale alla futura ditta che si aggiudicherà il servizio di ristorazione. Tutti i lavoratori  saranno ricollocati in servizi all’interno del nosocomio.

"Al di là dei risultati positivi, agli Ospedali riuniti continuano a permanere forti criticità, sia per la carenza di personale sia per l’organizzazione del lavoro. Nonostante le ripetute richieste e sollecitazioni da parte del sindacato e della Rsu per conoscere la dotazione organica e, di conseguenza, il futuro piano di assunzioni, ad oggi, non c’è risposta da parte della direzione", afferma la Fp Cgil Ancona.

"Inoltre, rimane aperta la questione della mobilità interna del personale del comparto. Altre criticità riguardano l’accorpamento della clinica ostetrica e la divisione di ginecologia e ostetricia del Salesi, che ha comportato, non solo la chiusura del Nido presso la divisione di ginecologia e ostetricia, ma anche disagi, sia per le pazienti sia per gli operatori. Infatti, essendo rimaste le due strutture su due piani, le pazienti sono spesso costrette a metà degenza a spostarsi da un piano all’altro, così come gli operatori che prestano assistenza", rileva il sindacato.

Infine, la Fp Cgil provinciale ritiene che "le relazioni sindacali non siano ancora soddisfacenti, in quanto molto spesso i sindacati si trovano davanti a decisioni già prese senza un confronto tra le parti".