Le multinazionali (Transnational company, Tnc) sono davvero delle case di vetro dentro cui tutti possono guardare? Se pretendono informazioni dal consumatore per costruire le proprie strategie di mercato, sono altrettanto accessibili e solerti nel fornire informazioni? Sono quindi open? Da questi interrogativi prende origine e forma il progetto europeo OpenCorporation, coordinato dalla Filcams nazionale e cofinanziato dalla Commissione. L’obiettivo del progetto è rendere le imprese multinazionali più trasparenti, inclusive e accessibili al coinvolgimento dei lavoratori attraverso l’elaborazione di un ranking sindacale, ovvero un set di indicatori volti a misurare e classificare le Tnc sulla base della loro accessibilità, trasparenza e qualità delle relazioni sindacali.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, i gruppi multinazionali sono 82 mila, per un totale di 810 mila filiali nel mondo. Complessivamente, impiegano 124 milioni di persone, pari al 3,6% degli occupati mondiali e controllano due terzi di tutto il commercio mondiale di beni e servizi. Il loro fatturato complessivo è pari a 42 mila miliardi di dollari; quasi la metà, il 49%, è realizzato dalle prime 200. Mettendo a confronto i fatturati delle imprese e i bilanci degli Stati, si ottiene che delle prime 100 entità economiche del mondo, 67 sono multinazionali e 33 sono Stati sovrani. Tale ricchezza economica si traduce in potere economico e, di conseguenza, pressione politica.

In antitesi alla crescente tendenza a posizionare le Tnc in classifiche costruite sulla base di performance economiche, produttive e di mercato, il ranking sindacale intende porre a confronto le multinazionali sulla base di criteri che sappiano interpretare la dimensione sociale e il comportamento sindacale delle imprese coinvolte. In stretta connessione con il documento della Confederazione europea dei sindacati (Ces) sulla Responsabilità sociale (Etuc Toolkit on Corporate Social Responsability), il ranking sindacale si propone di far dialogare in una logica sinergica gli elementi propri delle relazioni industriali e della Responsabilità sociale, sottraendosi alla contrapposizione con cui si è soliti etichettare il rapporto tra le due sfere tematiche.

La stretta collaborazione tra esperti, centri di ricerca (coordinati da Ires Emilia Romagna), Openpolis e la stessa Filcams ha prodotto una piattaforma online in cui raccogliere e monitorare le informazioni sulle Tnc rispetto a 5 diverse dimensioni attraverso un processo di pre-compilazione (ad opera della partnership progettuale) e di compilazione (da parte del management aziendale).

1) Dimensione sindacale, che consta di tre aree tematiche tra loro strettamente correlate: Dialogo sociale, volto a cogliere informazioni sulle procedure di informazione e consultazione attive a livello europeo e globale, presenza di accordi transnazionali e dei diversi livelli contrattuali e presenza di organismi di informazione e consultazione; Responsabilità sociale d’impresa (Csr), in cui si raccolgono informazioni sull’applicazione di standard, certificazioni sociali, presenza di bilancio sociale e modalità di rendicontazione sociale (social reporting); Condizioni di lavoro in cui le Tnc coinvolte sono chiamate a fornire informazioni in tema di salute e sicurezza, formazione aziendale, welfare aziendale e politiche di accessibilità per l’organizzazione di eventi e meeting interni aziendali.

2) Dimensione finanziaria, in cui si raccolgono dati sul bilancio d’esercizio, sulla sua trasparenza, sulle politiche di investimento finanziario e ottimizzazione fiscale.

3) Dimensione delle diversità, in cui si tenta di ricostruire il profilo aziendale rispetto alle politiche di contrasto del lavoro minorile e a quelle volte a sostenere maternità e genitorialità, a garantire pari opportunità in termini di genere, etnia, credo religioso e scelte alimentari e a promuovere la cultura dei diritti umani.

4) Dimensione dell’accessibilità per persone con disabilità, il cui obiettivo è quello di raccogliere informazioni sui comportamenti e politiche aziendali inclusive per le persone con disabilità e sugli strumenti messi in campo per favorirne la piena accessibilità sul luogo di lavoro.

5) Dimensione ambiente, in cui si raccolgono informazioni aziendali rispetto ai modelli di gestione ambientale, all’impegno aziendale in termini di contenimento del consumo di combustibili fossili, impronta idrica, produzione di rifiuti e in generale l’impronta ambientale dei lavoratori.

Nel mese di gennaio sono usciti i primi risultati parziali su un iniziale campione di 50 Tnc, di settori e Paesi diversi, e nel mese di aprile a Budapest saranno presentati i dati più consolidati su un più ampio campione di imprese (almeno 100 Tnc). I risultati rilevati non si pongono come un’anticipazione del ranking sindacale, ma come la misurazione di una precondizione, ovvero la trasparenza con cui la Tnc si mostra nel web e nei social reporting. Si è quindi cercato di porre a confronto le Tnc sulla base del grado di reperibilità di quelle informazioni che la partnership progettuale ha ritenuto essere prioritarie per determinarne la trasparenza informativa. Come si può notare osservando la figura 1, Schneider Electric risulta la Tnc più trasparente, mentre tra le italiane a distinguersi è Enel, entrambe nella produzione e distribuzione di energia. Nella ristorazione invece si segnala Autogrill e nel settore delle costruzioni Salini Impregilo.

Figura 1 – L’indice di trasparenza delle Tnc

(1) Impossibile calcolare web accessibility index

Fonte: OpenCorporation

Oltre al confronto tra le singole Tnc, la struttura di raccolta delle informazioni consente di intraprendere diversi percorsi interpretativi. In primo luogo, l’analisi settoriale. Gli indici di trasparenza si mostrano più alti nella produzione di energia e più bassi nei settori manifatturieri, nelle costruzioni e nelle agenzie di somministrazione di lavoro. Ma con alcune distinzioni. Mentre si rileva una sostanziale alta trasparenza sul web, è la trasparenza nei social reporting e, quindi, nelle diverse forme di rendicontazione sociale, a impattare maggiormente sull’indice di trasparenza complessiva. In particolar modo, si rileva come le società di somministrazione di lavoratori presentino l’indice di trasparenza web più alta e, al contempo, l’indice di trasparenza della rendicontazione sociale più bassa: ovvero, a un’alta accessibilità informativa online non corrisponde una pari accessibilità dei bilanci sociali.

È quindi intuibile come le Tnc in questo settore prediligano mostrarsi via web e, invece, dimostrino relativamente meno attenzione a un’accessibilità informativa attraverso la rendicontazione sociale. Diversamente, le imprese di produzione e distribuzione di energia si distinguono per un impegno più bilanciato nella trasparenza informativa online e nei bilanci sociali. Il raffronto delle diverse modalità di intendere la trasparenza, tuttavia, suggerisce come sul web le imprese tendano, sostanzialmente, a mostrarsi utilizzando un set di informazioni omogeneo nel volume e nella qualità. Diversamente, la trasparenza attraverso il social reporting sconta, inevitabilmente, l’eterogeneità de percorsi di rendicontazione sociale, rendendo il confronto alquanto disomogeneo.                                 

Tabella 2 – Indice di trasparenza per settore di appartenenza

Fonte: OpenCorporation

Nella fase di precompilazione, quella condotta dalla partnership attraverso la consultazione online e dei bilanci sociali, la larga parte delle informazioni (oltre il 60%) si riferisce all’anagrafica di impresa, e quindi occupazione, mercati e settori, e agli standard e certificazioni sociali. Poco o nulla si raccoglie sulle politiche delle diversità, impegno sindacale e condizioni di lavoro, ovvero informazioni per la cui reperibilità è indispensabile un’interlocuzione con il management aziendale. Interlocuzione che è insieme obiettivo e strumento del ranking sindacale, in quanto aspira a innescare un principio di positiva emulazione tra le Tnc e a spingere le stesse verso l’adozione di pratiche e comportamenti virtuosi di accessibilità e apertura al sindacato.

Davide Dazzi è ricercatore dell’Ires Emilia Romagna