I dati del ministero del Lavoro, sui 210mila nuovi contratti ad aprile, "non ci sorprendono. E' evidente che con gli incentivi messi in campo le imprese sfruttassero le opportunità. Non siamo tristi o dispiacituo perché aumentano gli occupati, ma il punto è capire se i dati siano frutto di una 'droga' immessa nel sistema o il prodotto di interventi strutturali". Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Franco Martini, nel corso della trasmissione "Italia Parla" su RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale). "La nostra opinione - spiega - è che non si intravedano interventi strutturali, derivanti soprattutto da investimenti necessari. Il rischio è che questi spostamenti positivi, comunque non eccessivamente consistenti, siano il prodotto di un incentivo a termine, quindi poi avremo come saldo una stabilizzazione del precariato esistente e non un'inversione di tendenza. Il tasso di disoccupazione dunque resterà a livelli molto alti".

La battuta sul sindacato unico, pronunciata da Renzi, "denota una scarsa cultura sindacale del nostro presidente del consiglio - prosegue Martini -, d'altronde non è una materia a cui si è molto dedicato nei suoi anni di amministratore. E' paradossale perché la Cgil non è mai stata contraria, anzi ha sempre rivendicato una legge sulla rappresentanza: però chiaramente siamo sospettosi sul fatto che improvvisamente vi sia tutta questa vocazione a fare una legge, proprio nel momento in cui vi è un attacco consistente ai corpi intermedi". Allora, piuttosto, "Renzi esprima un'opinione sul fatto che le parti sociali, in questo caso Confindustria e sindacati, hanno dato luogo ad accordi, per ultimo il testo unico sulla rappresentanza che può risolvere l'annoso problema del misurare l'effettiva consistenza delle sigle sindacali. Il nodo della rappresentanza si scioglie proprio con quell'intesa, soprattutto quando sarà estesa ai settori nel pubblico impiego, quindi è importante che si faccia funzionare l'accordo. Non vorrei - aggiunge - che parlare di una legge significhi scavalcare le parti sociali, confermando ancora una volta la tendenza a superarne il ruolo nella interlocuzione e nel sistema di relazioni industriali".

Martini si sofferma poi sulla campagna "Contarsi per contare" della Cgil, ovvero il censimento della presenza sindacale nei luoghi di lavoro. "Contarsi, misurare l'effettiva rappresentatività attraverso l'incrocio tra il dato associativo e il dato elettorale delle Rsu, porrà fine all'era sindacale in cui tutti si sentivano legittimati a prescindere dalla effettiva consistenza. Però questa campagna contiene anche un appello che lanciamo a tutte le nostre strutture, a tutte le nostre organizzazioni e alle rappresentanze che abbiamo nei luoghi di lavoro: evidenziamo un limite dello stesso testo unico, cioè l'iscrizione da parte delle imprese al sistema Uniemens che consente la trasmissione dei dati. Purtroppo l'iscrizione non è obbligatoria, ma facoltativa. Le imprese possono non iscriversi e quindi alterare il dato. Al momento, dalle notizie in nostro possesso, emergono i limiti in questa prima fase di iscrizione. Auspichiamo che il presidente della Confindustria, se non vuole tradire questo impegno assunto alla assemblea, solleciti le proprie imprese ad aderire a questa intesa. Dobbiamo spingere le aziende affinché aderiscano al sistema di misurazione degli iscritti: se ciò non avvenisse, l'alterazione del dato potrebbe essere l'anticamera del fallimento di questa importante operazione che lanciamo con il testo unico. La campagna vuole sollecitare e rilanciare l'importanza del contenuto che quest'intesa ha avuto".

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