“Le ipotesi circolate circa il fatto che la 'stratosferica' remunerazione riconosciuta dal governo Britannico alla produzione elettrica della centrale nucleare di Hinkley Point non sarebbe per la commissione Ue aiuto di stato, dimostra quanto la politica energetica europea sia da correggere”. E' quanto afferma il responsabile delle politiche energetiche per la Cgil nazionale, Antonio Filippi.

“Stando a indiscrezioni riportate dalla stampa francese, la Commissione Ue alla concorrenza - riporta il dirigente sindacale -, che aveva avviato circa un anno fa un'indagine sull'accordo tra Londra e la francese EdF costruttrice dell'impianto, starebbe per decidere che l'intervento finanziario a sostegno della produzione di energia nucleare nella futura centrale britannica, pari a 92,5 sterline per Mwh ( circa 117,7 euro a Mwh), non è aiuto di Stato. L'elettricità prodotta dalla futura centrale nucleare britannica sarà pagata così circa il doppio dell'attuale prezzo sul mercato all'ingrosso del Regno Unito”.

In pratica, prosegue Filippi, “il generatore riceverà una compensazione nel caso in cui i prezzi all'ingrosso dovessero scendere al di sotto di una soglia detta 'Strike Price' fissata in 92,5 sterline per Mwh, così da renderla competitiva con la generazione a gas ma anche con tutte le fonti a basse emissioni. Trattamento diverso invece molto spesso viene riservato all'Italia quando si cerca, ad esempio, di trovare soluzioni per abbassare il costo dell'energia per i settori industriali fortemente energivori che rischiano seriamente di uscire dal mercato, con le conseguenze facilmente immaginabili per lo sviluppo economico e l'occupazione”.

Oppure, continua il sindacalista della Cgil, “quando necessita trovare equilibrio finanziario ai generatori termoelettrici per garantire la sicurezza e la stabilità del sistema delle rete elettrica nazionale compatibili con le fonti non programmabili come sono le energie rinnovabili. Puntualmente arriva l'ammonimento della Commissione Ue sul pericolo degli aiuti di Stato che alterano il libero mercato. Ma l'Europa - conclude Filippi - agisce a garanzia di tutti, o le regole valgono solo per i più deboli?”.