NORCIA - Qui non è morto nessuno, non ci sono stati nemmeno feriti gravi. Lo scenario non è di devastazione totale. È per questo che, giustamente, quando si è parlato, e molto, del terremoto del 24 agosto 2016, la città di San Benedetto è rimasta sullo sfondo, di fronte alla tragedia che ha colpito Amatrice, Accumuli, Arquata e Pescara del Tronto. Tuttavia, il terremoto anche qui è stato forte e ha lasciato segni pesanti, ben visibili ancora oggi, a più di un mese di distanza.

La città sembra in un limbo. Il suo centro storico, la zona più turistica, apparentemente non è messa malissimo. Ci sono delle piccole zone recintate all’ingresso delle chiese e di qualche altro edificio, a partire dall’arco di ingresso principale nella cinta muraria, dove campeggia la scritta “Vetusta Nursia”.


Arco di ingresso a Norcia

Le attività sono quasi tutte aperte: i ristoranti, i bar, gli alberghi e le famose “norcinerie”. Quello che manca sono invece i turisti: ce n’erano quasi 15mila la notte del terremoto, ma, come è logico, l’evento sismico ha praticamente azzerato le presenze nel mese di settembre. “Solo ora – raccontano diversi esercenti nursini – qualche turista comincia a farsi rivedere, ma la paura è stata tanta. Con quei numeri, se le case non avessero retto, poteva essere una strage”.

Le case però, almeno la maggior parte, fortunatamente hanno retto. E questo è stato possibile perché in molti casi si trattava di edifici già ristrutturati dopo i terremoti del ‘79 e del ‘97, quindi anche con criteri antisismici. Un elemento, questo, che ha senza dubbio fatto la differenza, ma che non ha scongiurato un numero consistente di sfollati che oggi, per la sola Norcia, ammonta ancora a circa 50 unità. Persone le cui case non sono andate distrutte, ma sono attualmente considerate comunque inagibili.

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La situazione è ben più grave in alcune frazioni, più vicine all’epicentro del terremoto. È il caso di San Pellegrino, piccolo abitato di circa 150 residenti, dove la stragrande maggioranza delle abitazioni è gravemente danneggiata se non crollata del tutto. Qui, l’intera parte centrale del paese è “zona rossa”, presidiata dagli agenti del corpo forestale dello Stato che collaborano con i vigili del fuoco. “Abbiamo due postazioni fisse – spiega uno degli agenti in servizio a San Pellegrino –, una qui, l’altra a Castelluccio, altra zona duramente colpita. In tutto siamo in dodici, prevalentemente con compiti di controllo e vigilanza”.


Il Corpo forestale impegnato nelle zone terremotate

I vigili del fuoco impegnati quotidianamente nel “cratere sismico” umbro sono invece 50. La stragrande maggioranza viene dai comandi di Perugia e Terni, ma ci sono anche alcuni amministrativi e ufficiali arrivati da altre parti d’Italia, come il comandante di Venezia Giorgio Basile, da una settimana in Umbria: “La nostra attività principale in questo momento – spiega l’ufficiale – è di sostegno alla popolazione, per esempio accompagnando le persone nelle case inagibili per recuperare materiale o assistere gli animali. Poi c’è tutta l’attività di messa in sicurezza delle strutture. Oggi ad esempio siamo intervenuti per rimuovere un antico orologio interessato dal crollo del tetto della chiesa di San Pellegrino”.

Accanto ai vigili del fuoco ci sono poi spesso altri lavoratori pubblici di cui si parla molto poco, ma che in questa fase dell’emergenza post terremoto sono in realtà altamente impegnati: si tratta dei tecnici e funzionari del Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) che supervisionano tutti gli interventi su edifici vincolati. “Il lavoro in questa prima fase riguarda intanto le situazioni più pericolose – spiega un tecnico del ministero presente all'intervento di San Pellegrino – come questa con l’orologio che rischiava di cadere; ma se pensate che oltre l’80 per cento delle chiese nel cratere sismico umbro è lesionato, capite la mole di lavoro che ci aspetta, anche perché è all'interno delle strutture che si nascondono i danni più ingenti”.

“Dobbiamo ringraziare questi lavoratori pubblici che stanno svolgendo in silenzio e senza riflettori un lavoro straordinario. Ci piacerebbe sentir parlare di loro, come esempio di cosa è il pubblico impiego, anziché sempre e solo di fannulloni”. A dirlo è il segretario generale della Cgil di Perugia Filippo Ciavaglia. Il sindacato vuole lanciare un messaggio forte e anche per questo nei giorni scorsi ha deciso di "spostare" qui una riunione del direttivo. Spiega Ciavaglia: “È urgente superare l’emergenza che purtroppo ancora è forte anche qui in Umbria. Bisogna avviare una fase nuova nella quale, attraverso una ricostruzione e una messa in sicurezza trasparente e facendo ripartire il turismo, vitale per tutta la Val Nerina, si possa non solo tornare alla normalità, ma rilanciare un territorio dalle grandi potenzialità. Come Cgil – conclude Ciavaglia – saremo vigili e presenti, con proposte e iniziative di solidarietà”.

Iniziative come quella presentata sempre a Norcia dalla Flc Cgil dell’Umbria che, insieme all’associazione Proteo Fare Sapere, ha incontrato la dirigente dell’istituto comprensivo nursino per proporre un progetto da titolo emblematico: “Insieme la scuola non crolla”. Lo spirito – spiegano dalla Flc – è quello della solidarietà verso gli studenti e i docenti delle scuole terremotate (le elementari in particolare sono inagibili e da ricostruire ex novo), da sostanziare attraverso varie iniziative, tra le quali un gemellaggio con scuola di altre regioni, in particolare dell’Emilia Romagna, dove molti istituti hanno sperimentato situazioni analoghe a quelle vissute oggi a Norcia.