Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno indetto per il 21 settembre uno sciopero nazionale del personale di NH hotel contro la procedura di licenziamento collettivo aperta dall’azienda, riguardante quasi 400 dipendenti. Durante l’incontro del 12 settembre presso il ministero dello Sviluppo economico, il gruppo ha confermato gli esuberi, esplicitando l’obiettivo di realizzare terziarizzazioni, che coinvolgono 262 addetti, e procedere alla fuoriuscita di ulteriori 120 unità, a seguito della soppressione delle relative mansioni. È emersa con chiarazza, inoltre, la reale volontà di Nh Italia in merito alle esternalizzazioni che nell’eventualità del raggiungimento di un’intesa, non prevedrebbero la salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori attualmente occupati nei servizi destinati all’appalto. Tale posizione sarebbe stata già negoziata con le aziende fornitrici. Nh Italia non ha presentato alcun piano industriale, se non ribadire i vincoli rigidi imposti dalle banche, evidenziando scarsi margini di autonomia negoziale.

Le organizzazioni sindacali hanno ribadito il proprio giudizio negativo sull’intera posizione aziendale, e confermato la necessità di procedere celermente agli incontri, albergo per albergo per raccogliere tutte le informazioni relative alla procedura per consegnare al tavolo generale ulteriori elementi utili all’individuazione di soluzioni condivise. “Fermo restando la nostra volontà di proseguire comunque in un negoziato complesso e delicato – affermano i sindacati –, abbiamo ritenuto necessario proclamare uno sciopero nazionale, per confermare il nostro totale disaccordo alle decisioni aziendali. In una fase economica così delicata, una tale operazione si ripercuoterà pesantemente sui lavoratori e sul settore, aggravando ulteriormente le difficoltà di tante famiglie. Ancor più grave è l’atteggiamento dell’azienda, poco incline a trovare soluzioni che possano salvaguardare e tutelare i propri dipendenti”. Già ad agosto Filcams, Fisascat e Uiltucs avevano avanzato delle proposte, che sono state rifiutate dall’azienda, ovvero un piano di incentivi su base volontaria rivolto a tutte le lavoratrici e lavoratori; il ricorso alla cassa integrazione fino al 31 dicembre, nonché la disponibilità a discutere interventi sull'organizzazione del lavoro utili a recuperare margini di efficienza, produttività e redditività.