In quattro giorni 13 vittime. Ancora non si era spenta l’eco degli ultimi dati Inail, che segnalavano una progressiva e costante diminuzione degli incidenti sul lavoro, che sono iniziate a rincorrersi notizie di sangue. Tredici vittime in quattro giorni: numeri che evocano più la disumanità delle guerre che non l’impegno, la responsabilità, se vogliamo anche l’orgoglio che dovrebbero essere accostati al lavoro. Modugno (Bari), Pracchia (Pistoia), Margherita di Savoia (Barletta), Casal di Principe (Caserta), Roma: questi i luoghi, da Nord a Sud, che hanno visto lavoratori uscire il mattino e non fare ritorno a casa.

La tragedia più eclatante è quella della fabbrica di fuochi d’artificio Bruscella Fireworks di Modugno (Bari)
, esplosa venerdì 24 luglio. Nove le vittime dello scoppio, tra operai (di cui tre stranieri) e titolari dell’azienda. Un incidente che ha suscitato un’ondata di reazioni e di cordoglio, dal presidente Mattarella al ministro del Lavoro Poletti, su cui gli investigatori sono ancora al lavoro per capirne le cause. La Procura di Bari ha intanto avviato l’inchiesta per disastro colposo: indagato è Antonio Bruscella, socio dell’azienda e unico illeso (ma la Procura precisa che si tratta di “un atto dovuto”). Un’inchiesta specifica sarà anche svolta dalla Commissione parlamentare sugli infortuni sul lavoro.

“Non si può continuare a morire di lavoro” hanno commentato Cgil nazionale, Cgil Puglia e Cgil Bari in una nota congiunta, tornando “a chiedere al governo e al Parlamento un intervento legislativo per rafforzare le norme sulla sicurezza e intensificare i controlli”. Il sindacato rimarca anche “siamo di fronte all’ennesimo episodio nel settore, dove si riscontrano forti illegalità e irregolarità. Occorre aggiornare al più presto e in senso restrittivo le disposizioni legislative, come unitariamente abbiamo proposto in sede di Commissione consultiva e al ministero del Lavoro”. La Cgil ritiene, infine, “indispensabile nonché urgente introdurre meccanismi di controllo anche nelle piccole imprese, e intervenire per riparare ai danni causati dai tagli della spending review, che hanno ulteriormente indebolito il sistema dei controlli, impedendo di fatto la verifica del rispetto delle norme sulla sicurezza”.

La Cgil di Bari ha anche organizzato il sit-in “Sopravvivere al lavoro”, previsto per giovedì 30 luglio nei pressi dell’Ispettorato del lavoro
(in via Trieste, alle ore 10), per tornare “a discutere del sistema della prevenzione e della sicurezza sui posti di lavoro”. Per il segretario generale Pino Gesmundo è necessario richiamare l’attenzione di “istituzioni e organismi preposti a fare il proprio dovere in tema di sicurezza, anche mettendo a nudo i limiti provenienti dai tagli che vivono questi enti pubblici, perché la crisi non può essere l’alibi per tagliare la sicurezza”. La Camera del lavoro barese intende quindi formalizzare al Prefetto alcune “proposte concrete mirate proprio a tutelare soprattutto quelle aziende piccole e piccolissime che difficilmente il sindacato riesce a raggiungere. Un mondo poco tutelato e per nulla conosciuto, in cui i diritti dei lavoratori vengono calpestati perché vige la logica del ribasso, del lavoro nero, del sommerso, che spesso coinvolge fasce deboli di popolazione e cittadini immigrati che vivono il ricatto occupazionale e accettano di lavorare spesso a qualsiasi condizione. È inammissibile che gli incidenti mortali sul lavoro vengano percepiti come un rischio inevitabile”.

Nella settimana in corso, poi, l’elenco delle vittime ha continuato ad allungarsi. Lunedì 27 si sono contati altri quattro morti. La prima è avvenuta a Pracchia (Pistoia), dove ha perso la vita un agricoltore di 64 anni, investito dal trattore sul quale lavorava, in seguito allo smottamento di un terreno boschivo. La seconda è successa a Margherita di Savoia (Barletta): un operaio di 56 anni della Atisale è rimasto schiacciato dal muletto che stava guidando, di cui avrebbe perso il controllo, durante le operazioni di carico e scarico del sale. In merito a questo secondo incidente, la Flai Cgil nazionale ha evidenziato che “la sicurezza dovrebbe essere una priorità, ma evidentemente non lo è, visto che solo nei primi sei mesi del 2015 contiamo oltre 300 morti sul lavoro”, sottolineando che “queste tragedie potrebbero essere evitate se solo, a tutti i livelli, ci fossero controlli, investimenti, politiche di prevenzione e formazione”.

La terza vittima di lunedì 27 è un lavoratore immigrato, originario del Burkina Faso, addetto alla raccolta di pomodori, deceduto a Casal di Principe (Caserta) poiché investito da un’auto mentre faceva ritorno a casa dal lavoro. Un incidente mortale “in itinere”, che ha visto anche il ferimento di altri due suoi connazionali. Un evento, mette in luce Giovanni Mininni, segretario nazionale Flai Cgil, che si è “consumato nell’indifferenza di molti. Anche in questo caso, come per il lavoratore sudanese morto in Puglia il 20 luglio scorso, i soccorsi sono stati chiamati con ritardo. Una circostanza che ci riporta a quelle che sono le precarie e insicure condizioni di lavoro di tanti migranti, che vivono e lavorano in uno stato di difficoltà e ricattabilità estreme, che non consentono loro di far valere i diritti più elementari”.

La giornata si è conclusa con un’altra morte, avvenuta a Roma nella tarda serata. Un operaio dell’Acea, di 53 anni, ha perso la vita per cause ancora da accertare, dopo essersi calato all’interno di un tombino per chiudere una condotta idrica sotto il manto stradale. L’operaio si è calato nella camera delle conduttore per una perdita d’acqua, alla profondità di circa cinque metri, quando ha perso i sensi. Tra le probabili cause potrebbero esserci alcune esalazioni di gas tossico che si sviluppano nel sottosuolo. I primi rilievi del nucleo batteriologico chimico dei vigili del fuoco hanno infatti rilevato la presenza di alcuni gas.