Il testo che sarà presentato alle Camere resta quello che è stato varato in Consiglio dei ministri, non ci saranno correzioni. Poi il parlamento resta sovrano. E' questa, in sostanza, la posizione del premier Mario Monti per quanto riguarda il Ddl Stabilità. Il presidente del Consiglio, in ogni caso, mette un vincolo: gli emendamenti al disegno di legge dovranno lasciare i saldi invariati, altrimenti i mercati sono subito pronti a punirci.

La risposta di palazzo Chigi alla pioggia di critiche provenienti dai partiti politici contro alcune delle misure contenute nel provvedimento è dunque chiara. I tanto discussi aumento dell'Iva, franchigia sulla detrazioni, soluzione per gli esodati, tagli a scuola e sanità, e stretta sull'assistenza dei familiari ai disabili non saranno cambiati prima dell'approdo in Aula, nonostante le ipotesi di correzione 'in corsa', già da parte del governo e prima del deposito del testo, sui due punti più contestati: la modifica alla legge 104 che riduce al 50% la retribuzione per i giorni di permesso chiesti dai dipendenti per assistere un disabile che non sia il coniuge o un figlio, e la stretta sulle detrazioni.

L'ipotesi era circolata già nel pomeriggio di ieri, ma da palazzo Chigi smentiscono nettamente: "Il testo sarà depositato domani mattina, e sarà quello approvato in Cdm". Dunque, con l'intervento 'retroattivo' sulle detrazioni. Definizione che peraltro dal governo contestano: "E' ovvio che le spese portate in detrazione si riferiscano all'anno precedente".

Ma al di là di tutto, dal governo difendono la "coerenza interna" del provvedimento, "dal punto di vista redistributivo e dal punto di vista dello stimolo alla crescita". Ovviamente "il Parlamento è sovrano", ma la richiesta ai partiti di maggioranza è sempre la stessa, quella che veniva ripetuta come un mantra ai tempi del 'Salva-Italia': "Il governo condividerà solo modifiche migliorative, e che soprattutto lascino invariati i saldi del provvedimento".

Secondo l'esecutivo, infatti, qualsiasi deroga avrebbe un effetto immediato: "I mercati la interpreterebbero come un abbandono della strada del rigore, tanto più preoccupante ora che si avvicinano le elezioni". In parole povere, i mercati potrebbero valutare negativamente non solo eventuali alleggerimenti in sé, ma leggervi l'inizio di un allentamento della serietà di bilancio che non potrebbe che peggiorare con il governo che si insedierebbe dopo le elezioni.

Dunque, palazzo Chigi invia un messaggi chiaro ai partiti: far slittare di un anno la stretta sulle detrazioni è anche possibile, ma in ogni caso serve una copertura alternativa, e quella misura vale circa un miliardo.