La Commissione europea ha presentato oggi (13 maggio 2015) un’agenda europea sulla migrazione in cui delinea le misure previste nell’immediato "per rispondere alla situazione di crisi nel Mediterraneo e le iniziative da varare negli anni a venire per gestire meglio la migrazione in ogni suo aspetto".

Nell’immediato:
• Triplicare le capacità e i mezzi delle operazioni congiunte di Frontex, Triton e Poseidon, nel 2015 e nel 2016. È stato adottato oggi un bilancio rettificativo per il 2015 che assicura i fondi per 89 milioni di euro.
• Proporre per la prima volta l’attivazione di un sistema di emergenza per aiutare gli Stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti. Entro la fine di maggio la Commissione proporrà un meccanismo temporaneo di distribuzione nell’UE delle persone con evidente bisogno di protezione internazionale. Entro la fine del 2015 seguirà una proposta di sistema permanente UE di ricollocazione in situazioni emergenziali di afflusso massiccio.
• Proporre entro fine maggio un programma di reinsediamento UE per offrire ai rifugiati con evidente bisogno di protezione internazionale in Europa 20 000 posti distribuiti su tutti gli Stati membri, grazie a un finanziamento supplementare di 50 milioni di euro per il 2015 e il 2016.
• Varare un’operazione di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti e contrastare il traffico di migranti, nel rispetto del diritto internazionale.

Prossime tappe:
• Ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, distaccando funzionari di collegamento europei presso le delegazioni dell’UE nei paesi terzi, modificando la base giuridica di Frontex per potenziarne il ruolo in materia di rimpatrio, varando misure volte a trasformare il traffico di migranti in un’attività ad alto rischio e basso rendimento, e affrontando le cause profonde nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e dell’assistenza umanitaria.
• Salvare vite umane e rendere sicure le frontiere esterne, contribuendo al consolidamento delle capacità dei paesi terzi di gestire le loro frontiere, e intensificando, se e quando necessario, la messa in comune di alcune funzioni di guardia costiera a livello UE.
• Garantire l’attuazione del sistema europeo comune di asilo, promuovendo l’identificazione e il rilevamento delle impronte digitali, e valutando ed eventualmente riesaminando il regolamento Dublino nel 2016.
• Rimodernare e ristrutturare il sistema Carta blu, ridefinire le priorità delle politiche UE di integrazione, aumentare al massimo i vantaggi della politica migratoria per le persone e i paesi di origine, anche rendendo meno costosi, più rapidi e più sicuri i trasferimenti delle rimesse.

Cgil, Agenda non affronta con energia necessaria fenomeno e drammatici effetti
“La proposta di Agenda europea sulla migrazione presentata oggi dalla Commissione Europea, pur avendo il merito di riportare il tema al centro dell'attenzione non mostra la volontà sufficiente per affrontare con l'energia necessaria il fenomeno delle migrazioni e i suoi drammatici effetti, principalmente nell'area sud del Mediterraneo, e non supera l'approccio culturale sbagliato e le tendenze all'egoismo nazionale e alla mancanza di solidarietà che sino a questo momento l'Europa ha mostrato”. E’ quanto affermano in una nota, Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, e Fausto Durante, coordinatore dell'Area politiche europee e internazionali della Cgil.

La scelta di continuare con le operazioni Triton e Poseidon - prosegue la nota - , non ritornando allo spirito di Mare Nostrum e alla necessità di salvare le vite in mare, conferma un’attenzione del tutto insufficiente rispetto alla vera e propria emergenza umanitaria determinata dal traffico di vite umane e dai sempre più frequenti naufragi di imbarcazioni e dalla conseguente morte di migliaia e migliaia di migranti. Le imbarcazioni vanno portate in sicurezza, non bombardate. E gli esseri umani vanno protetti e salvati, in mare come nei Paesi di origine e di transito”. “La stessa proposta di un meccanismo temporaneo di distribuzione di migranti bisognosi di protezione internazionale - aggiungono Lamonica e Durante - appare largamente al di sotto dei bisogni effettivi, sia per la previsione di numeri limitati sia per la possibilità per gli Stati membri di sottrarsi a tale compito attraverso la scelta dell'opt-out, non essendo previsti obblighi vincolanti”. “Tra le poche note positive dell'Agenda - sottolinea la nota - va segnalata la possibilità di procedere alla revisione del Regolamento di Dublino sul sistema di asilo, che la Cgil e il sindacato europeo reclamano da tempo”.

“Siamo, in sostanza, - concludono i due dirigenti sindacali - lontani da quell'impegno e da quella assunzione di responsabilità che la drammatica situazione legata all'emergenza immigrazione richiede all'Unione europea. Un’emergenza sulla quale continueremo a batterci, in Italia e in Europa, per garantire a chi fugge da miseria, fame, guerra, il diritto a un’accoglienza caratterizzata da umanità e rispetto”.

Nel 2014 l'Unione europea ha concesso l'asilo a 185.000 persone, tra cui 70.000 siriani.
Quasi 2/3 delle concessioni d’asilo sono state rilasciate in soli 4 paes, tra cui l’Italia. La Germania ha riconosciuto infatti il diritto di asilo a 47.555 persone, la Svezia a 33.025, la Francia a 20.640 e l'Italia a 20.630. Gli altri 24 Stati membri ne hanno accolto da un minimo di 20, come nel caso dell'Estonia, a un massimo di 14.065, nel Regno Unito. Il Lussemburgo, il Paese del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, ha concesso l'asilo a 135 persone, tra cui 40 siriani. 

Il tasso di riconoscimento delle domande d’asilo, ossia la percentuale di risposte positive in rapporto al totaler delle decisioni, è in media del 45% per le decisioni di prima istanza, e del 18% per le decisioni definitive in appello. A livello dei singoli stati membri, il tasso di riconoscimento in prima istanza è superiore al 70% in Bulgaria (94%), in Svezia (77%) e a Cipro (76%). In Italia il tasso di riconoscimento in prima istanza è stato del 32%. Per le decisioni definitive in appello i tassi di riconoscimento più elevati si sono registrati in Bulgaria (86%), in Italia (84%) e in Finlandia (79%).