Tre scioperi a pressoché totale adesione nell’arco di 20 giorni, e per ben tre volte il servizio di collegamento nello Stretto si è quasi fermato (garantiti i servizi minimi). La vertenza che vede contrapposte tutte le sigle sindacali alla Caronte&Tourist, l’azienda privata che gestisce in regime di quasi monopolio il servizio di traghettamento nello Stretto di Messina è appena agli inizi, ma i toni a Messina – sede della società e città d’origine degli armatori - sono già alti.

Da un lato l’azienda che gestisce il collegamento tra le due sponde con 370 marittimi, un centinaio di persone tra amministrativi e piazzalisti, due approdi nella città di Messina, uno centrale per le auto private e uno nella zona sud riservato ai veicoli commerciali. E mani sostanzialmente libere sulle tariffe, visto la concorrenza è quasi inesistente. Dall’altro sindacati, lavoratori e un territorio intero che ricordano come l’azienda proprio grazie al rapporto col territorio, abbia potuto crescere e affermarsi, ottenere un ruolo dominante e anche ampliare il suo raggio d’azione.

Formalmente a causa della crisi, Caronte&Tourist nei giorni scorsi ha aperto le danze mettendo sul tavolo l’opzione tra 65 licenziamenti o un taglio del 25 % alle retribuzioni. “La Caronte Tourist è un’azienda tra le più importanti del nostro territorio dal quale ha avuto molto. Ora che la crisi sta mettendo in difficoltà il sistema economico e le famiglie, occorre restituire e non scaricare sui lavoratori gli effetti di una crisi che va contrastata non accettata- osserva il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano-. Tra Messina e la Caronte Tourist c’è innegabilmente un rapporto che ha consentito all’azienda di crescere, di avere ruolo dominante e di estendere la propria azione. Un rapporto che non può funzionare solo in tempi di vacche grasse e in un’unica direzione, ma come è bene che accada per le aziende che tanto hanno ricevuto da un territorio, occorre anche rifarsi a un’etica diversa che fa riferimento a quel concetto di responsabilità sociale d’impresa che prevede che un’azienda tenga in eguale considerazione dividendi degli azionisti e rapporto con il territorio, i lavoratori, i cittadini. Questo è il momento per la Caronte Tourist di dimostrare la bidirezionalità di quel rapporto”.

Il segretario generale della Cgil messinese passa poi ad analizzare uno dei punti nodali della vertenza, più volte richiamati dall’azienda e cioè i livelli salariali. “Per garantire un’alta competitività e una veloce risposta alle esigenze aziendali che si traducono poi in profitti, la Caronte Tourist ha contrattato con i lavoratori una flessibilità necessaria a quelle esigenze, e i lavoratori affiancati dai sindacati hanno chiesto in cambio più tutele e salari. Usare oggi la crisi come strumento per rimettere in discussione quella parte degli accordi che rispondeva alle richieste dei lavoratori è ingiusto. E lo è anche perché ogni volta che si tagliano salari e occupazione, gli effetti di quei tagli colpiscono l’intera economia di quel territorio e di quella comunità.”

"Per tutti questi motivi - conclude - chiediamo a Caronte Tourist di ritirare la proposta presentata, avanzare altre e più ragionevoli proposte, e condividere e rivendicare con il sindacato la richiesta di un grande Accordo d’Area finalizzato a ristabilire regole certe piuttosto che acconciarsi alla logica perseguita da alcune imprese di ridurre diritti, tutele, sicurezze, qualità del servizio per inseguire profitti estremi e di breve durata. Affinché o Stretto sia un’opportunità e non un giacimento da portare a esaurimento”.