C'è un pezzo di Italia che non ci sta e sull'accoglienza dei richiedenti asilo va al contrattacco dopo l'uscita del governatore della Lombardia Roberto Maroni sul blocco dei finanziamenti ai Comuni che continueranno ad accogliere profughi. Molte le reazioni indignate di fronte alla "proposta" del presidente della Regione che ospita l'Expo, come quella del sindaco di Milano Giuliano Pisapia che osserva: "Maroni è cattolico, si vada a rileggere il Vangelo". 

Anche il giudizio di Romano Prodi, intervistato oggi da Il Mattino, è severo: quello di Maroni "è un attacco al concetto di unità nazionale. Il populismo ha infiltrato una parte non marginale della coscienza collettiva. Se comincia una concorrenza tra i partiti giocata sulla paura della gente, diventerà difficile contrastare certe emozioni". "Attenti - dice Prodi - quei no all’accoglienza non sono solo un atto di disobbedienza delle parti più ricche d’Italia, e neanche solo una declinazione regionale della politica dell’immigrazione. Sono un attacco inedito al concetto di unità nazionale e al senso collettivo di sentirci un Paese. Il declino della democrazia inizia da fatti come questi".

Per Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, "non si può ancora una volta giocare sulla pelle, sulla fatica e sulla disperazione di tante persone. Questa è una profonda ferita. Non bisogna assolutamente indietreggiare: dobbiamo trovare il modo di creare le condizioni per accogliere e dare dignità a queste persone che scappano dalla violenza e dalla fame". "Molte parole - aggiunge Ciotti - sono di razzismo, offendono, tolgono dignità alle persone".

Ferma reazione alle parole di Maroni e degli altri presidenti del Nord anche da parte dell'Anci. "Minacciare i Comuni che accolgono i migranti si commenta da solo. Il lavoro che come Anci stiamo portando avanti con il Ministero dell'Interno va esattamente nella direzione contraria, che è quella di prevedere meccanismi incentivanti per ampliare la rete dei Comuni che accettano di concorrere ad uno sforzo, che deve essere il più ampio possibile, per l'accoglienza. L'unico risultato di posizioni come quelle espresse nelle ultime ore dai tre governatori del nord è quello di lasciare i territori sempre più soli, scaricando sull'anello più debole, ossia i Sindaci, il peso dell'accoglienza".

La Cgil, che si prepara a partecipare alla grande manifestazione di sabato 20 giugno a Roma, per la Giornata internazionale del rifugiato, respinge con forza l'attacco ai valori di accoglienza e solidarietà: ""E' indegno e indecoroso - spiega il segretario generale Susanna Camusso - che la Regione più ricca d'Italia non voglia aiutare i profughi ed i migranti".

Parole alle quali si aggiungono quelle della Cgil Lombardia che in una nota critica duramente l'uscita del presidente Maroni:  "Il nord, il ricco nord dell'Expo 2015, vetrina del mondo, si rifiuta di aiutare e 'alimentare' la speranza di uomini, donne e bambini che impariamo a conoscere solo nel momento in cui si imbarcano sulle carrette del mare e sbarcano nel nostro paese. Ma cosa sappiamo di cosa sta succedendo in Siria, in Eritrea, in Sud Sudan, in Nigeria, in Mali, e in molti altri paesi del Medio Oriente e dell'Africa Nord e Sub Sahariana? Cosa facciamo nel ricco Nord per aiutare queste persone che fuggono da guerre e fame, si imbarcano rischiando di morire, pagando scafisti senza scrupoli?". "Al Presidente - continua la Cgil Lombardia - ricordiamo che non siamo in presenza di clandestini ma di richiedenti asilo e lo sono fino al pronunciamento della commissione territoriale che valuta la domanda. Come possiamo pretendere che l'Europa se ne faccia carico, quando noi per primi rifiutiamo la solidarietà con le nostre regioni del Sud che vedono la presenza di richiedenti asilo 5 o 6 volte maggiore di quella che interessa la nostra regione? Il Presidente, minacciando il taglio di risorse ai comuni lombardi, nega il valore delle comunità locali, oltre che ledere le scelte delle amministrazioni comunali, e riafferma un centralismo regionale teso ad imporre e controllare tutto quanto avviene in regione".

Anche la Cgil del Friuli Venezia Giulia critica duramente le parole di Maroni: "L’ipotesi paventata dal governatore della Lombardia – scrive in una nota – non è soltanto grave e inaccettabile sotto il profilo umanitario, ma illegittima e irresponsabile, perché mina la credibilità del nostro Paese di fronte all’Europa. Non possiamo infatti pretendere un impegno comune di tutta l’Unione di fronte all’emergenza umanitaria cui siamo di fronte, come giustamente pretende l’Italia, se grandi regioni come Lombardia e Veneto vengono meno al dovere dell’accoglienza, con il rischio evidente di scaricarne tutto il peso su chi già sta facendo in pieno la sua parte”.