Era l’8 agosto del 1956, quando il Belgio venne scosso da una tragedia senza precedenti. Un incendio, scoppiato in uno dei pozzi della miniera di carbon fossile di Bois du Cazier, causò la morte di 262 minatori di diverse nazionalità, di cui 136 italiani, rimasti intrappolati e soffocati dall’ossido di carbonio sprigionato dalle fiamme.

Le disperate operazioni di salvataggio, che si prolungarono fino al 23 agosto – quando uno dei soccorritori diede l’annuncio, in italiano: “Tutti cadaveri” –, segnarono un prima e un dopo nella storia del movimento sindacale e del patronato della Cgil, che proprio 60 anni fa si insediò a Bruxelles, con un proprio ufficio, per aiutare gli emigrati di allora e quelli delle successive generazioni a rivendicare migliori condizioni di lavoro e una tutela previdenziale e socio-assistenziale.

Mercoledì Camusso a Marcinelle
IL PROGRAMMA COMPLETO

La storia dell’Inca si intreccia in modo indissolubile con quella di Marcinelle: “Di strada ne abbiamo fatta – spiega Morena Piccinini, presidente del patronato della Cgil –, ma tanta ne resta ancora da percorrere, se è vero come è vero che l’Europa sta attraversando uno dei suoi momenti più delicati. Egoismi nazionalistici fanno sentire tutto il loro peso, che si rovescia come un uragano sulle nuove ondate migratorie, facendo riaffiorare pulsioni xenofobe contro la parte più debole del pianeta e provocando altrettante forme di schiavitù e di sfruttamento del e nel lavoro”.

A 60 anni dai fatti di Marcinelle, entrati nell’immaginario collettivo come una tragedia tra le più gravi sul versante degli incidenti sul lavoro, l’Inca rinnova il suo impegno affinché si affermi un’Europa “del lavoro e dei diritti. Senza frontiere”. Con questo spirito, il patronato celebrerà il ricordo di quella strage con un’iniziativa che si articolerà in due giornate, dal 12 al 13 luglio prossimo a Bruxelles. Un programma fitto di incontri, a cui parteciperanno personalità del mondo politico e sindacale europeo e italiano, senza trascurare il ricordo di quelle vittime sul lavoro a cui verrà reso omaggio con la visita alla miniera di Bois du Cazier.

Per l’Inca, il sessantesimo di Marcinelle è anche l’occasione per lanciare un appello alle istituzioni europee affinché si impegnino con maggiore decisione a sconfiggere ogni tentativo di ricostruire quei muri che, nel corso degli anni e con tanti sacrifici, sono stati abbattuti per consentire la formazione di una comunità democratica e solidale, dove ogni cittadino possa esercitare il diritto ad avere diritti. “Un’idea che era dei padri fondatori e che è sempre stata la nostra – sottolinea ancora Piccinini –, e alla quale non vogliamo rinunciare”.

Secondo l’Inca sono troppi i segnali negativi che si avvertono ancora oggi. Le espulsioni di nostri connazionali dal Belgio, contro cui c’è anche un procedimento di infrazione già attivato grazie a un ricorso legale dello stesso patronato della Cgil; la ricostituzione di barriere per impedire che i cittadini possano circolare liberamente nei Paesi comunitari; le limitazioni imposte in alcuni Stati membri a danno di cittadini dell’Unione europea nell’accesso alle prestazioni di welfare, con la scusa di scoraggiare il cosiddetto “turismo sociale”; la decisione del Regno Unito di uscire dall’Ue, con tutte le conseguenze che ancora oggi non siamo in grado di misurare, sono alcune delle preoccupanti tendenze che rischiano di far naufragare il sogno degli Stati Uniti d’Europa.

C’è un filo rosso che lega la tragedia di Marcinelle con quello che sta accadendo nel vecchio continente e che non possiamo sottovalutare – conclude Piccinini –. Nella storia nulla accade casualmente: il neonazionalismo di oggi è l’espressione degli egoismi del passato, che impedirono all’Europa di non prevedere le tragedie del ventesimo secolo”.