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L’anniversario della tragedia della miniera di Marcinelle, dove, l'8 agosto del 1956, persero la vita 262 minatori, in grande maggioranza italiani, è un’occasione significativa per rendere omaggio all’emigrazione italiana, alle sue tante vittime e a quanti, nella ricerca di una vita migliore, hanno sofferto sfruttamento, discriminazioni e razzismo.
Allo stesso tempo richiama all’impegno per confermare e salvaguardare i valori profondi della costruzione europea – a partire dal suo modello sociale – che hanno trovato nel sacrificio di tanti lavoratori e di tanti emigranti la base materiale per il superamento dei conflitti e dei nazionalismi e per l’abbattimento delle frontiere.
Negli anni cinquanta del secolo scorso uomini morivano lavorando in miniere prive della necessaria sicurezza, mentre il loro Paese li aveva abbandonati e dimenticati dopo averli scambiati per forniture di carbone.
Oggi, migliaia di immigrati vengono ancora respinti o costretti alla clandestinità, senza il riconoscimento dei diritti inalienabili di ogni persona, quando non perdono la vita nel tentativo di raggiungere paesi che li respingono e li abbandonano al loro destino. E le istituzioni europee, mentre non sembrano voler cogliere la domanda di profondo cambiamento delle fallimentari politiche di austerità proveniente dal voto dello scorso 25 maggio, paiono inclini, invece, a farsi condizionare dai peggiori istinti xenofobi di una parte minoritaria dell'opinione pubblica europea.
Riempie di sgomento e dolore vedere come la grande tragedia di Marcinelle si possa ripetere, oggigiorno, nell’esperienza di quanti fuggono la miseria, la guerra e, sperando in una vita migliore, finiscono nelle mani di moderni mercanti di schiavi; o nelle condizioni di lavoro disumane, prive di ogni salvaguardia alla salute e alla sicurezza che grandi imprese multinazionali impongono o tollerano negli ultimi anelli della subfornitura nei paesi cosiddetti in via di sviluppo.
La privatizzazione del settore e la completa mancanza di misure di sicurezza hanno portato, ancora pochi mesi fa, ad una tragedia di proporzioni simili nella miniera di Soma, in Turchia.
La CGIL - che sarà presente con l’Inca alle celebrazioni di Marcinelle - continua il proprio impegno per il riconoscimento dei diritti dei migranti, una politica di accoglienza e di inserimento in una società multiculturale, la battaglia per la cittadinanza europea, la prospettiva di un’Europa dei Popoli, aperta ed accogliente, fondata sulla democrazia e l’uguaglianza e non succube alle sole regole dei mercati, l’affermazione del lavoro dignitoso in ogni parte del mondo.
Allo stesso modo la Cgil conferma la necessità di una svolta nelle politiche verso gli Italiani all’estero, anche di fronte alla “nuova” emigrazione di centinaia di migliaia di giovani qualificati e laureati che, come accadde ai loro progenitori, spesso non emigrano per scelta ma per la dura realtà della mancanza di qualsiasi prospettiva di lavoro in patria. Vanno superate le politiche che, attraverso tagli indiscriminati della spesa destinata agli italiani nel mondo ed ai milioni di oriundi italiani, hanno praticato la sostanziale liquidazione di ogni sostegno alla lingua e alla cultura italiane ed al mantenimento del legame con le comunità emigrate nel mondo, che tanto hanno contribuito allo sviluppo civile ed economico dell’Italia e che possono ancora contribuire al superamento della crisi che l’Italia attraversa, sostenendo e valorizzando la cultura e l’immagine del nostro paese, e, quindi, la sua produzione e le sue esportazioni.
* Responsabile Segretariato per l’Europa Cgil
** Coordinatore Dipartimento Politiche Globali Cgil