“Governo, azienda e procure trovano mediazioni, e tu perdi pezzi di salario. Non è così che funziona. Non accettiamo ricatti, la Morselli non ci fa paura”. A dirlo è il segretario generale della Fiom Cgil Genova Bruno Manganaro, in un’intervista apparsa oggi (giovedì 9 gennaio) sul Secolo XIX, commentando la disdetta unilaterale da parte di ArcelorMittal del contratto integrativo.

“La gente è arrabbiata nera. E non solo gli operai, anche tra impiegati e quadri c'è grande sfiducia”, illustra Manganaro: “L'azienda ci ha spiegato che, come scritto nell'accordo sindacale del 2018, siccome entro il 31 dicembre scorso dovevamo fare la revisione degli integrativi e la revisione non è stata conclusa, hanno fatto decadere tutto”. Riguardo alla mancata revisione, il leader Fiom spiega che “avevamo fatto due incontri a Roma, poi da luglio l'azienda non si è più resa disponibile, hanno smesso di investire e hanno cambiato il gruppo dirigente. Prima di entrare nella discussione di merito è scoppiata la guerra tra governo e società. Ma è chiaro che la discussione sarebbe dovuta continuare con il nuovo management”.

Per l’esponente sindacale “o Mittal tiene le bocce ferme o il governo interviene. Quello che non può essere è che i lavoratori perdano salario mentre la procedura di cessione ai commissari è ancora aperta. E se nessuno interviene, lunedì 13 gennaio blocchiamo la fabbrica”. Riguardo alla situazione in cui versano gli impianti di Genova, Manganaro afferma che “lo stato di abbandono è evidente. Mittal non ha più speso un euro in manutenzione: gru, linea ferroviaria, impianti. In alcune strutture piove dentro. Abbiamo formalmente denunciato situazioni di pericolo, invano. Persino il medico, che è un obbligo di legge, non è stato incaricato”.