“Per cinque lunghi minuti si sono fermati tutti i marittimi e i portuali, e nel silenzio assordante sono risuonate nei porti italiani le sirene delle navi in transito e in sosta”. Così la Filt Cgil sull’azione di protesta indetta con Fit Cisl e Uiltrasporti "a seguito del gravissimo incidente avvenuto a Messina e del ripetersi di altri incidenti mortali avvenuti recentemente a Livorno e Salerno”. Ora il ministero dei Trasporti, chiedono i sindacati, convochi un tavolo "che riprenda l’esame che era stato avviato riguardante l’aggiornamento dei d.lgs 271 e 272 del 1999, norme specifiche dei settori marittimi e portuali che attengono alla materia della sicurezza”.

Obiettivo dell’azione di protesta, indetta per oggi (venerdì 2 dicembre) alle ore 11, è stato appunto quello di richiamare l’attenzione sulla strage incessante delle morti sul lavoro e di ricordare il secondo ufficiale di coperta Gaetano D'Ambra, il primo ufficiale Christian Micalizzi e il motorista Santo Parisi, i tre marittimi deceduti nel tragico incidente avvenuto martedì 29 novembre a Messina a bordo della nave Sansovino, attiva sulla rotta Porto Empedocle-Lampedusa e da due mesi in manutenzione nel molo siciliano. “Condividiamo quanto affermato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ogni morto sul lavoro è inaccettabile’, e dover registrare che nel nostro paese si muore di lavoro è per noi una situazione alla quale non possiamo assistere” spiegano i sindacati".

Sebastiano Calleri, responsabile Salute e sicurezza della Cgil nazionale, sottolinea la necessità di “completare la normativa sui porti, di intensificare e razionalizzare i controlli, di intervenire in maniera efficace e tempestiva”. Il settore dei porti e della navigazione è uno di quelli in cui in Italia si registra un altissimo numero di incidenti di elevata gravità: “Ciò è dovuto – aggiunge Calleri – alle particolari lavorazioni che si effettuano e alle difficili condizioni in cui queste avvengono. Ma è inutile cercare di nascondere all’opinione pubblica che questo succede a causa di un insieme di misure volontariamente non applicate dai datori di lavoro e di una normativa per le attività portuali farraginosa che, a ben nove anni dall’approvazione del d.lgs 81, non risulta ancora attuata completamente”.

Vicinanza e cordoglio alle famiglie dei marittimi deceduti hanno espresso anche Cgil, Cisl e Uil di Messina, sollecitando magistratura e istituzioni “a fare piena luce sulla dinamica dei fatti, sulle eventuali cause e responsabilità, perché non abbiano mai più a ripetersi simili tragedie e perché non sia mai minimamente abbassata la guardia in tema di salute e sicurezza”. I sindacati territoriali chiedono inoltre “di riaprire immediatamente il tavolo istituzionale di monitoraggio e di verifica sui temi della sicurezza e della salute nella nostra provincia, per ridare vigore alle iniziative di vigilanza e di controllo delle condizioni di lavoro in tutti i settori”.

Sull’incidente di Messina la Procura (coordinata dal procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci) ha aperto un’inchiesta, per ora i reati ipotizzati sono omicidio colposo plurimo e lesioni. Altre due indagini sono state aperte dalla capitaneria di porto e dalla compagnia Siremar Caronte & Tourist, proprietaria della nave. I marittimi sono rimasti intossicati per una fuoriuscita di gas mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione nel locale di sentina della nave. La traccia su cui stanno lavorando gli inquirenti è quella di un boccaporto rimasto aperto (e che invece doveva essere chiuso), da cui è fuoriuscita la nube tossica (presumibilmente idrogeno solforato) che ha provocato la morte dei tre lavoratori e le gravissime condizioni in cui attualmente versa un quarto marittimo, l’operaio di macchina Ferdinando Puccio.