La scorsa estate si sono svolte le elezioni dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) in Magneti Marelli a Bologna e Crevalcore. Dopo anni di esclusione ha partecipato anche la Fiom, ottenendo la maggioranza assoluta in entrambi gli stabilimenti (nel capoluogo emiliano la lista Cgil è arrivata al 79 per cento dei voti). La prima decisione dei neo-eletti è stata quella di dare la parola a lavoratrici e lavoratori, mediante un questionario utile a capire le condizioni di lavoro, la salute dei dipendenti e i maggiori problemi in materia di sicurezza. Un’inchiesta di grande importanza, com’è nella tradizione della Fiom, cui hanno partecipato 302 addetti (di cui il 30 per cento impiegati e quadri), i cui risultati ora serviranno per il confronto con l’azienda e per richiedere interventi precisi sulla base dei dati raccolti.

Il primo elemento che balza agli occhi è il ritmo di lavoro, con il 75 per cento che dichiara di essere sottoposto “sempre o quasi sempre a ritmi elevati”. Quote analoghe anche per gli impiegati: il 62 per cento è sottoposto “sempre o quasi sempre a scadenze molto rigide e/o molto strette”. Non va meglio riguardo il “sovraccarico di lavoro”: si trova in questa situazione “sempre o quasi sempre” il 62 per cento del campione (e ben il 64 per cento degli impiegati). Di organizzazione del lavoro molto costrittiva si soffre soprattutto nell’impianto di Crevalcore, che ha natura prettamente produttiva: il 56 per cento degli intervistati dichiara di “non poter fare una pausa quando ne sente il bisogno”, il 62 afferma di “svolgere compiti monotoni”, e soltanto il 29 per cento è “libero di decidere quando prendere vacanze o giorni di permesso”.

Secondo elemento critico è il luogo di lavoro, specialmente per quanto riguarda gli operai, con quasi il 70 per cento che dichiara di “essere esposto sempre o quasi sempre a temperature troppo alte o troppo basse”. Anche in questo caso si evidenziano a Crevalcore condizioni più disagiate: il 70 per cento degli addetti ritiene di “essere esposto a rumori forti e di lavorare in ambienti in cui bisogna alzare la voce per parlare e/o che rendono difficile concentrarsi”, mentre il 69 afferma di “operare in ambienti in cui si è esposti sempre o quasi sempre a vapori, fumi, polveri o sostanze chimiche”. Criticità sono denunciate anche dagli impiegati: nell’impianto di Bologna, ad esempio, il 37 per cento sostiene di operare “sempre nella vicinanza di stampanti, server, simulatori o altri dispositivi elettronici”.

Anche sulla prestazione lavorativa all’impianto di Crevalcore si registrano i maggiori problemi. Ben l’88 per cento denuncia di “svolgere sempre o quasi sempre un lavoro che comporta movimenti ripetitivi delle mani e delle braccia”, mentre il 66 dichiara di “lavorare in spazi sovraffollati o in postazioni troppo ravvicinate”. Problemi si denotano anche a livello ergonomico: il 68 per cento rimarca di “lavorare in posizioni disagiate”, che “provocano dolore” o che “non consentono di lavorare con una postura corretta”. Tutte questioni che l’azienda “non affronta adeguatamente”, come constata il 55 per cento complessivo degli intervistati.

Il questionario è molto lungo e particolareggiato, è quindi impossibile riportare tutti i temi singolarmente affrontati. Concludiamo allora con i dati riguardanti direttamente la propria salute: per il 57 per cento degli operai e il 31 degli impiegati questa “è stata compromessa o sarà compromessa a causa del lavoro”. I disturbi più diffusi tra gli operai sono quelli muscolo-scheletrici (88 per cento) e all’udito (35 per cento), mentre tra gli impiegati prevalgono nettamente i problemi alla vista (78 per cento). I disturbi legati allo stress (“ho difficoltà a concentrarmi/faccio fatica a pensare”) sono più alti tra gli impiegati che tra gli operai: il 61 per cento di loro dichiara di essere ansioso o irritabile.