Continua il piano straordinario per la sicurezza delle aziende, con un'intensa attività ispettiva che dura da due anni e proseguirà anche nel 2016. A Prato, due anni dopo il rogo del Macrolotto, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi conferma l'impegno per la messa in sicurezza delle imprese nel territorio. Uno sforzo che sta dando risultati, secondo la Cgil, ma la strada è ancora lunga e l'intervento va reso strutturale, non può limitarsi agli anni successivi a una tragedia.

Il 1° dicembre 2013 sette operai cinesi, cinque uomini e due donne, morirono nel rogo del Macrolotto. Le vittime stavano lavorando nell'azienda di confezioni Teresa Moda, per una paga di 3 euro l'ora, mentre persero la vita tra le fiamme. Oggi il Consiglio comunale di Prato si è riunito in seduta straordinaria. E' l'occasione per fare il punto sulla situazione della sicurezza, in un territorio che è il primo distretto tessile d'Europa: su una popolazione di 120mila persone ci sono quasi 30mila imprese attive, circa il 17% del tessile italiano viene esportato da qui. Tra gli occupati il 26% sono migranti, le aziende gestite da cittadini stranieri sono il 27,7% del totale. La ricorrenza è un'altra data importante, dopo la visita del Papa del 10 novembre che ha permesso di riaccendere i riflettori sulle questioni del lavoro e dell'integrazione.

La Regione ha avviato il progetto "Lavoro Sicuro", che ha permesso di controllare quasi 4 mila aziende e impartire 3,8 milioni di multe fino a giugno, con l'obiettivo proprio di ottenere una maggiore legalità e sicurezza. "Sono stati assunti 74 tecnici della prevenzione, oltre a quelli che erano già operativi, per effettuare una vasta azione di controllo a Firenze, Prato e Pistoia nelle aziende censite gestite da cinesi". Lo racconta il segretario generale della Cgil di Prato, Alessandro Fabbrizzi, raggiunto da Rassegna Sindacale. "Le verifiche hanno puntato sulla promiscuità nei luoghi di lavori, con le persone che operano in camere e celle di dimensioni ridotte. E' stata verificata la presenza di dormitori, lo stato degli impianti elettrici, la presenza di cucine e bombole a gas che possono causare incidenti. Questo è il compito della squadra".

"Oltre l'80 per cento ha ricevuto multe", aggiunge, la maggioranza a Prato. "Basti citare il dato di giugno: su 505 aziende controllate, 453 hanno ricevuto prescrizioni, in 14 casi è scattato il sequestro". Gli scenari più comuni? "Non ci sono impianti elettrici conformi, i lavoratori non sono adeguatamente protetti dalle macchine, non c'è sufficiente sicurezza. Si pensi che dalle multe sono stati incassati finora 3 milioni di euro, allora si capirà che c'è ancora molto da lavorare".

Una percentuale enorme di aziende opera in modo non sicuro, fa notare Fabbrizzi. "L'impegno della Regione Toscana è importante e apprezzabile. Questa volontà deve diventare strutturale: non può limitarsi a un biennio o triennio, lo sfruttamento non va accettato in alcun modo". Occorre continuare sulla via della prevenzione con forza, dunque: "Bisogna portare queste imprese a concorrere con le altre, in un sistema di liceità e legalità della nostra economia. Dobbiamo insistere, non mollare la presa, creare sinergie tra istituzioni per raggiungere insieme il risultato. Bisogna proseguire nel solco tracciato, che non può rimanere episodico: se andiamo avanti con determinazione i risultati importanti sulla sicurezza si possono ottenere", conclude.