“Sono anni che i fenomeni di grande evasione fiscale sono chiari. A livello mondiale gli strumenti con cui si ruba (isole offshore, segreto bancario esasperato, i trust, le fiduciarie…) non vengono contrastati. Solo dalla crisi del 2008 si è cominciato. In Italia a cascata li contrastiamo ancora meno. La domanda è: perché nessuno ha voglia di adottare quelle norme semplici di contrasto a questi fenomeni? Noi abbiamo bisogno di riformare l’attuale sistema di antiriciclaggio. Da vent’anni lo sanno tutti: non viene fatto, perché c’è un problema di volontà politica, imprenditoriale e sociale che vuole questa situazione.” Lo ha detto Francesco Greco, Procuratore Aggiunto di Milano, nel corso della tavola rotonda su “I costi del sommerso: lavoro e diritti” che si è tenuta il 4 maggio a Rimini, nell’ambito delle Giornate del lavoro organizzate dalla Cgil.

“Il problema della evasione fiscale - ha proseguito Greco - è generale in Italia. Al nord siamo molto preoccupati per le operazioni di finanza strutturata e di ottimizzazione fiscale che fanno i grandi gruppi: operazioni da cifre iperboliche. Da quando sono iniziati gli accertamenti, si è mossa anche la lobby degli evasori attaccando la categoria dell’abuso del diritto, e chiedendone la modifica. Il lavoro nero invece riguarda tanto l’edilizia al nord quanto le campagne al sud. Al sud c’è una situazione generale di piccola evasione”.

“L’Italia – ha ricordato Greco - oggi è in attesa di trovare soldi attraverso la spending review. Nessuno si è posto il problema se la spending review sia fattore di recessione, e se si possa tagliare senza innovare. E tuttavia i soldi che la spending review consentirebbe di recuperare sono ridicoli rispetto a quelli che si possono recuperare tramite una lotta all’evasione fiscale. Noi siamo di fronte a un bivio: dipenderà molto dalla società civile e dalla direzione nella quale spingerà”. Secondo Greco il governo dovremme mostrare il coraggio di “portare in un anno la riscossione di Equitalia dal 4% al 15%”, a meno che non preferisca solo “tagliare stipendi, licenziare e così via”.

Quanto al problema europeo e globale dei paradisi fiscali, che consentono l’evasione su larga scala, Greco ricorda che bisogna contrastarli con “norme serie antiriciclaggio. Entro il luglio 2015 tutti i paesi entreranno nello scambio automatico di informazioni fiscali, e noi dobbiamo incentivare il reingresso di capitali dall’estero. Da un lato dobbiamo permettere il rientro con normative di collaborazione attiva, dall’altro dobbiamo stimolare il reingresso con sanzioni serie. Solo in Italia – sottolinea Greco - non si va in carcere per evasione fiscale. Non si risolvono col carcere i problemi, però un po’ più di serietà ci vuole. Invece in Italia abbiamo tolto la norma sul falso in bilancio. Inoltre tutto questo sistema fiscale determina una mole enorme di procedimenti che, però, arrivano sui nostri tavoli con circa 5 anni di ritardo, e sono quindi destinati alla prescrizione”.

“Da un recente controllo è emerso che le imprese irregolari scoperte sono il 65% del totale, l’anno scorso erano il 63%. In compenso sono diminuiti i controlli del 13%. E le imprese sottoposte ai controlli sono solo il 25% del totale delle imprese italiane”. Così Nunzia Penelope, giornalista e autrice di “Soldi rubati”. Penelope ha anche fornito la cifra dell’evasione contributiva che riguarda l’Inps: circa 30 miliardi di euro, ricordando poi che il mancato recupero dell’evasione è un falso problema: “Gli evasori sono accertati con nome e cognome, ma nessuno poi li va a prendere”.

“Io credo nell’evasione per necessità – ha proseguito Penelope -. La piccola evasione sottrae una cifra tutto sommato compatibile all’erario. La grande evasione è più dannosa, ma non se ne parla mai perché è molto difficile da spiegare. 120 miliardi di evasione all’anno non si fanno con gli scontrini del caffè. Il problema è diverso. Nella grande evasione si parla di decine di miliardi, tutti imputabili allo stesso nome e alla stessa azienda. I dieci uomini più ricchi d’Italia sono tutti imprenditori e hanno procedimenti per evasione in corso per miliardi. Le banche italiane – prosegue Penelope - negli anni scorsi hanno sottratto 3 miliardi all’Agenzia delle entrate. Questa è l’evasione dannosa. Non capisco per quale motivo tutti i grandi gruppi industriali italiani abbiano portato la loro sede fiscale in paesi fiscalmente esenti”. In Italia, ha detto infine Penelope ricordando i casi dei ministri Visco e Padoa Schioppa, e poi di Enrico Letta, “quando qualcuno prova a fare qualcosa contro l’evasione fiscale, va a casa”.

“Quando parliamo di economia sommersa intendiamo attività, seppure legali nei fini, che però non sono dichiarati. Un’impresa è sommersa se è sconosciuta alle istituzioni”. Così Mario D’Alonzo, Comandante regionale Emilia Romagna, Generale di Divisione Guardia di Finanza. “La Guardia di Finanza - prosegue D’Alonzo - destina le proprie risorse al contrasto tanto dell’economia sommersa, quanto dell’economia illegale. Nel 2013 abbiamo scoperto oltre 9mila soggetti con una base imponibile di 17mila miliardi di euro. Soggetti sconosciuti al fisco. Il fenomeno interessa soprattutto commercio all’ingrosso e al dettaglio, edilizia, manifatture”.

“Il lavoro sommerso è invece intimamente collegato all’evasione fiscale e contributiva, e all’immigrazione clandestina”. D’Alonzo ha poi dato le cifre della lotta alla contraffazione, dove si riscontra una tendenza positiva: dal 2008 al 2010 il fatturato della contraffazione si è ridotto, scendeno a 6,9 miliardi di euro.

L’incontro è stato moderato da Pier Francesco De Robertis del Quotidiano Nazionale.