L’intervista che segue è la prima parte di un approfondimento che abbiamo realizzato con Lisa Jeanne, studiosa francostatunitense, sul futuro di Finmeccanica, l’ultimo grande gruppo italiano, sui suoi programmi di dismissioni, sulle scelte strategiche del management e, soprattutto, del governo. L’intervista integrale può essere letta qui

Dopo una prima sistemazione per Ansaldo Energia, ceduta all’inizio di ottobre al Fondo Strategico Italiano di Cassa depositi e prestiti, restano aperti per Finmeccanica i problemi di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts. Il gruppo pubblico vorrebbe vendere le aziende dell’Energia e dei Trasporti per ridurre l’indebitamento e concentrarsi su Aerospazio e Difesa, ritenuti strategici. I sindacati (e non solo) contestano questa scelta, in fondo difensiva e un po’ rinunciataria. Ma il management, confortato dal governo, sembra intenzionato ad andare avanti. È la strada giusta? E che conseguenze può avere sul futuro del gruppo e dell’azienda- Italia? Lo chiediamo a una ricercatrice franco-statunitense, specializzata nello studio dei gruppi industriali globali ad alta tecnologia presso diverse Università francesi e americane. Si firma come Lisa Jeanne e nell’ottobre del 2012 ha pubblicato su Nens (Associazione Nuova Economia Nuova Società) tre contributi su Finmeccanica.

Jeanne La decisione di cedere Ansaldo Energia al Fondo Strategico Italiano, che prelude al progetto di cedere Sts e Breda, ha una duplice natura che richiede una doppia valutazione. Va esaminata sotto il profilo 1) degli effetti di breve periodo nell’arena politica domestica e 2) delle conseguenze di medio-lungo periodo nel sistema competitivo globale in cui opera Finmeccanica. Sotto questo secondo profilo si tratta di una decisione erronea, deleteria per il posizionamento del gruppo nel sistema competitivo mondiale dell’Alta Tecnologia, negativa sia per Aerospazio e Difesa sia per Energia e Trasporti. Al contrario sotto il profilo della regolazione dell’arena politica domestica è un’operazione di alto magistero: un attore strategico costringe gli oppositori nella condizione di a) ritenere obbligate decisioni in realtà discrezionali e b) considerare favorevoli decisioni in realtà ottimali per il solo attore strategico. È quanto ha fatto il governo. Ha impiegato diverse forme di potere di agenda: 1) la traslazione del problema dal terreno strategico (primario) a quello finanziario (secondario); 2) lo spostamento della posta in gioco dal futuro strategico di Finmeccanica (rilevante) alla protezione dell’italianità di Ansaldo Energia (illusoria, effimera, irrilevante), che la difende da un partner inadeguato come Doosan, ma la separa da Finmeccanica e l’affida a un azionista inadeguato (una banca domestica come Cassa Depositi e Prestiti).

Rassegna Quali sono i risultati di questa scelta?

Jeanne Viene consumata una frattura dell’integrità del portafoglio di Finmeccanica, la cui natura polisettoriale (aeromobili, spazio, difesa, sistemi elettronici, energia, trasporti) è la principale dote competitiva; viene condannata al declino l’ultima grande industria tecnologica italiana eppure tutti i potenziali oppositori sono soddisfatti perché pensano di aver vinto o addirittura combattono con determinazione per gli obiettivi dell’avversario. Si tratta di un capolavoro di strategia politica ai limiti dell’illusionismo. L’intervento del Fondo Strategico Italiano salvaguarda, per il momento, l’“italianità” ma non impedisce il frazionamento di Finmeccanica che è il vero danno strategico delle decisioni governative.

Rassegna Quali conseguenze avrebbe questa scelta se dovesse essere realizzata fino in fondo?

Jeanne Il progetto di separazione, congiunta o disgiunta, delle tre Ansaldo da Finmeccanica 1) determina l’abbandono di settori molto promettenti, come Energia e Trasporti, in cui operano società brillanti come Sts ed Energia che vengono affidate a un futuro precario e vulnerabile anche se per i prossimi mesi “italiano”; 2) fraziona livelli dimensionali di gruppo già sottocritici; 3) inibisce la valorizzazione futura della struttura strategica emergente: il modello di specializzazione vincente per un gruppo della natura e delle dimensioni di Finmeccanica è infatti l’impiego polisettoriale integrale (inclusivo dei Trasporti come nel caso di Thales) e perfino allargato (per esempio alle navi di Fincantieri come nel caso di Bae) delle tecnologie presenti e potenziali; 4) sancisce l’abbandono della più consolidata competenza sistemistica presente in Finmeccanica, quella di Ansaldo Sts ed Energia; contrae quindi il portafoglio di Finmeccanica non solo in senso orizzontale (lungo l’asse dei settori) ma anche in senso verticale (lungo la struttura piramidale del valore che va dai componenti ai prodotti ai sistemi); 5) elimina il vantaggio potenziale dell’impiego delle tecnologie Selex e Drs nei settori Energia e Trasporti e il beneficio potenziale dell’integrazione di Fincantieri; 6) sottrae a Finmeccanica il management più internazionale del gruppo, quello di Sts ed Energia; 7) attribuisce a Finmeccanica, moltiplicato per dieci, il costo di una riorganizzazione di Breda che avrebbe potuto fare dieci anni fa e che non ha ancora iniziato.

Rassegna Sembra un danno consistente e irreversibile.

Jeanne Lo è, se il frazionamento non viene arrestato. La precaria posizione competitiva di Finmeccanica non dipende da una legge fatale e irresistibile. È il prodotto cumulato di errori governativi e direzionali ultradecennali che hanno subito un’accelerazione parossistica nell’ultimo triennio. Dall’ottobre del 2012, in cui esaminai per Nens la condizione di Finmeccanica, non hanno avuto luogo cambiamenti strutturali significativi in un gruppo peculiare per gravità delle minacce e ricchezza delle opportunità, per concentrazione anomala di incertezze strategiche, debolezze strutturali ed eccellenze tecnologiche. La condizione del gruppo è reversibile a condizione di sostituire il progetto di smembramento del portafoglio con un progetto di espansione dello stesso. Piccola e debole nel sistema competitivo oligopolistico dell’Alta Tecnologia dei beni durevoli e strumentali a elevata complessità, Finmeccanica dovrebbe realizzare acquisizioni e non dismissioni.

Rassegna Ma non c’è un problema urgente di indebitamento che va ridotto?

Jeanne L’indebitamento è importante ma è riducibile con altri mezzi. Peraltro Finmeccanica dichiara l’importanza (“strong interest”) strategica di investire in Avio Spazio per il lanciatore Vega, preparandosi a destinare a esso una quota significativa del valore ricavato dalla cessione di Ansaldo Energia e dimostrando, oltre ogni ragionevole dubbio, che la dismette per ragioni strategiche e non finanziarie. Non ci sono urgenze finanziarie che il vertice di Finmeccanica, se guidato e sostenuto dal governo (Presidenza, Economia, Sviluppo), non sia in grado di risolvere. Il debito, elevato, conta molto meno dell’incertezza strategica, dei conflitti di leadership, della diffusa presunzione degli investitori che esistano ancora nella pancia del sistema perdite occulte e presumibilmente ignote allo stesso vertice, della crisi reputazionale indotta dal disinteresse e, forse, dall’incompetenza dei governi dell’ultimo triennio. Un esempio per tutti: i rari cambiamenti intervenuti nella governance e nei vertici – in un gruppo che, unico al mondo nel settore Aerospazio e Difesa, registra perdite significative, è stato lacerato da conflitti di vertice, esibisce un’angusta visione di breve periodo –, non sono imputabili all’azionista pubblico, che ha adottato il paradigma dello “struzzo”, bensì, in modo diretto o indotto, a interventi della Magistratura. L’inerzia governativa appare tuttavia preferibile alla leggerezza con cui il governo subisce o approva l’ipotesi di abbandono di Energia e Trasporti o, peggio, la traslazione delle tre società Ansaldo a una holding egemonizzata da Fincantieri – gruppo noto agli analisti per povertà di tecnologie, modestia di management, inefficienza diffusa – attraverso la formazione di un “polo dei trasporti” inclusivo di Ansaldo Energia (sic!). L’unica plausibile soluzione governativa è la formazione di una Holding dell’Alta Tecnologia che: includa l’intero portafoglio di Finmeccanica (Energia compresa), Fincantieri, altre società eccellenti nei settori più promettenti; sia egemonizzata dalla leadership tecnologica e strategica di Finmeccanica; sia guidata da una governance e un management tonificati da significativi ingressi di executive dell’Alta Tecnologia di rango globale e cultura internazionale; promuova, nella struttura strategica e organizzativa, la valorizzazione delle tecnologie innovative intersettoriali (e del capitale umano associato) più che le vocazioni proprietarie delle società settoriali; produca l’internazionalizzazione dell’intero sistema dei fornitori, che risente di un provincialismo simmetrico e interdipendente con l’analoga natura del management.