I neonati italiani sono "ipotecati" con una quota di debito pubblico pari a 3,5 milioni a testa. E’ il quadro desolante, disegnato da “Save the Children”, che ha presentato oggi il terzo "Atlante dell'infanzia (a rischio)" in un incontro-dibattito alla presenza, tra gli altri, di Vincenzo Spadafora, Garante Nazionale per l'infanzia e adolescenza e del presidente Istat Enrico Giovannini.

L’infanzia in tempi di crisi è difficile, anche negli anni della scuola: 18 giovani su 100 sono "dispersi" e fermi alla terza media, con punte di 25 su 100 in Sicilia e Sardegna, 5 minori su 100 sono addirittura a cultura zero. E ancora, 15 minori su 100 vivono in territori altamente inquinati e 7 su 100 in territori con contaminazioni mafiose. E saranno appena 15 su 100 gli under 18 nel 2030, mentre nel 2050 gli ultraottantenni saranno quanti i bambini da 0 a 2 anni. I 3.500.000 euro di debito pubblico a testa per i neonati italiani è, tra l’altro, il più alto d'Europa.

Quella che emerge dai dati diffusi dall’associazione per i diritti dei bambini, quindi, è la storia di una situazione sempre più fragile e povera di futuro, con ragazzini esposti a sfide sempre più difficili. La scuola ne paga le conseguenze. Gli istituti italiani sono tra i più vecchi d'Europa, come edifici, e anche per gli insegnanti. Tra i giovani sotto i 24 anni uno su quattro non studia né lavora, la disoccupazione cresce soprattutto fra i laureati, siamo il primo paese d'Europa come tasso di "scoraggiamento": un ragazzo su tre rinuncia a cercare lavoro, una media dieci volte più alta di quella greca.

La maggioranza degli under 34, poi, vive coi genitori, soprattutto al Sud. 359mila minori sono in condizione di povertà assoluta. I prestiti bancari alle giovani coppie, alle famiglie o ai ragazzi con “reddito flessibile” sono più che dimezzati in un anno. Il rapporto parla di distopia, il contrario dell'utopia. Significa nessuna speranza, nessuna attesa, inedia e insieme rabbia.

I dieci milioni e duecentomila bambini e ragazzi che il rapporto 2012 censisce sono anche dieci volte più scoraggiati che in Grecia eppure più bravi a scuola che in Germania. Molto spesso, però, senza l'opportunità di aprire un libro, andare al cinema, allenarsi in uno sport, connettersi ad Internet: più di 300 mila di loro in specie da Napoli in giù.

“E’ un quadro molto preoccupante - spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the children” - Possiamo leggere la stragrande maggioranza di queste mappe con il sottotitolo: 'indice del consumo di futuro dei bambini e dei giovani italiani', un indice che corre parallelo alla crisi economica, al debito pubblico, alla scarsità di asili nido, alla miseria della spesa sociale per l'infanzia in alcune aree del paese, alla mancanza di una politica per l'infanzia nazionale e organica, alla pochezza del sostegno pubblico alle famiglie giovani".