La prima risposta è arrivata già ieri, con due ore di sciopero proclamate da Fim, Fiom e Uilm, ma la vicenda non si chiuderà certamente così. La storia, infatti, ha del clamoroso: in un'azienda del torinese un lavoratore, Antonio Forchione, rientrato in fabbrica dopo diversi mesi per un trapianto di fegato, ha scoperto di essere stato licenziato perchè impossibilitato a svolgere la mansione precedente all'operazione. 

"Non è pensabile che in un'azienda che occupa circa 700 addetti non ci sia una mansione adatta al lavoratore rientrato dopo un trapianto - commenta Edi Lazzi della Fiom Cgil, che parla di adesione molto elevata allo sciopero - Ci auguriamo che l'azienda riveda la decisione e che prevalga il buon senso, in caso contrario il licenziamento verrà impugnato".

Sulla vicenda è intervenuto duramente anche Cesare Damiano. Il presidente della commissione Lavoro della Camera parla di "un gesto riprovevole, che non ha alcuna possibile spiegazione, se non quella di un tipo di gestione aziendale irresponsabile". "Nel licenziare Antonio Forchione, al quale va tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà - afferma Damiano -  la Oerlikon (questo il nome dell'azienda, ndr) ha dimostrato di non tener conto dei più elementari diritti dei lavoratori. Ci auguriamo dunque che l'azienda ritorni sui suoi passi e si sforzi di trovare una soluzione adeguata alle attuali condizioni fisiche del lavoratore, dal momento che quello dell'azienda è in questo caso un comportamento discriminatorio".