"Con un apparentemente innocuo articolo di legge sulla depenalizzazione di reati puniti con la sola pena pecuniaria, si colpiscono le donne nei loro diritti conquistati. Succede oggi che si aumenta fino a 10.000 euro la sanzione per la violazione dell'articolo 19, comma 2, della legge 194, laddove s'interrompe la gravidanza clandestinamente". Così,  in una nota, Donatella Bruno, responsabile del Coordinamento donne della Cgil di Roma e del Lazio.

"Eppure, i dati forniti dallo stesso ministero della Salute ci rappresentano una situazione di grave difficoltà per le donne, nel vedersi riconosciuto e garantito in sicurezza il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza nelle strutture sanitarie. La pratica dell'obiezione di coscienza, da parte del personale medico e sanitario, raggiunge, infatti, anche nel Lazio percentuali del 70-80% (senza che questa venga sanzionata), e ad essa si aggiunge l'ostruzionismo praticato dalle farmacie nella somministrazione della cosiddetta pillola del giorno dopo o quella dei cinque giorni dopo", continua la dirigente sindacale.

"È inaccettabile che si emanino norme, senza considerare gli effetti che queste andranno inevitabilmente a produrre nella vita reale delle persone, soprattutto delle donne, che a seguito dei continui tagli alla sanità e dello smantellamento dei consultori, vedono ridursi sempre più diritti conquistati faticosamente, a partire dalla piena e corretta applicazione della '194'. Potrebbe sembrare una forzatura, ma l'emanazione di questo provvedimento ne è la prova. Il Governo dovrebbe meditare sulla gravità dell'assenza di una figura istituzionale a garanzia delle pari opportunità", conclude la sindacalista.