I fenomeni più preoccupanti che colpiscono i lavoratori del Lazio sono due: "Uno è la crisi che continua, con qualche accenno di soluzione, come la vicenda di Ideal Standard nel frusinate. L'altro fenomeno - più strisciante e preoccupante - è quello della precarizzazione: tutti i nuovi contratti stipulati sono infatti precari e di brevissima durata". Lo afferma il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Michele Azzola, a RadioArticolo1 nel corso della trasmissione Italia Parla, facendo il punto sulla situazione nella regione.

 

"La stragrande maggioranza di contratti di lavoro che vengono stipulati durano meno di un mese - spiega -, moltissimi durano perfino un giorno. Se all'insieme dei giovani che cercano lavoro offriamo risposte di questo tipo, è ovvio che la crisi sociale non la supereremo mai, perché la precarizzazione non permette di costruirsi una vita".

Nello specifico, il Lazio continua a registrare un numero crescente di nuovi contratti di lavoro, ma "i rapporti a tempo indeterminato nella nostra regione calano di più rispetto al resto d'Italia. La durata corta o cortissima spesso non è giustificata dalle esigenze di mercato, ma dal solo fatto che in questi anni si è liberalizzato l'uso dei contratti a termine, creando per le aziende manodopera a basso costo e bassi diritti".

Una situazione che non si limita alla piccola azienda artigiana: "Anche Poste Italiane sul nostro territorio utilizza 2.000 contratti a tempo determinato che vengono rinnovati di mese in mese. I postini nelle città raggiunti i 24 mesi vengono lasciati a casa, innestando un rapporto precario che li spaventa e li allontana dal contatto con le organizzazioni sindacali. Dobbiamo risalire una china complicata".

Il 4 marzo viene eletta la nuova giunta regionale, che si troverà ad affrontare l'annoso problema del lavoro. Così Azzola: "Il Lazio è un unicum in Italia: qui si candida un centrosinistra unito, a sostegno del presidente Zingaretti. La prossima giunta - a nostro avviso - può fare molto perché c'è bisogno di riassestare le politiche attive del lavoro, le cui competenze ricadono ancora sulla Regione: purtroppo abbiamo ancora centri per l'impiego non organizzati, è necessario incrociare domanda e offerta, uno dei limiti enormi delle politiche attive svolte finora. Se non conosciamo la domanda di lavoro - conclude - diventa difficile trovare le giuste soluzioni per i giovani in cerca di impiego".