C'è un nuovo caso di distorsione nel mercato del lavoro italiano: un'azienda padovana offre impiego, ma esclude le categorie delle neo mamme e i neo papà single. È la denuncia che arriva oggi dalla Cgil Nazionale. L'organizzazione di Corso d'Italia ricostruisce la vicenda nelle parole di Loredana Taddei, responsabile delle Politiche di genere: "Un'azienda padovana offre lavoro. E questa è una buona notizia - esordisce la sindacalista - l'elenco dei requisiti è dettagliato: non sono richiesti titoli di studio, a quanto si capisce, ma esperienza sul campo, devi essere specializzato o specializzata nel web marketing e nella gestione dei social media, essere in grado di creare e inviare una newsletter e di fare diverse altre cose. Fin qui tutto bene. L'offerta di lavoro è rivolta anche ai diversamente abili e questa precisazione, che ormai dovrebbe essere superflua, fa molto piacere. Ci sono però due categorie escluse: le neo mamme e i neo papà single. E questo invece indigna, profondamente, e non ci sarebbe neanche bisogno di spiegare il perché".

Questi requisiti fanno sorgere alcune domande, secondo Taddei: "Per dimostrare di non essere un genitore single è richiesto il certificato di matrimonio? E se si vive con un compagno o con una compagna senza essere sposati, occorre presentarsi insieme al colloquio di lavoro? Il convivente deve essere l'altro genitore o è sufficiente che si impegni solennemente davanti al datore di lavoro ad occuparsi comunque del bambino? E le mamme che pur non essendo single hanno sulle loro spalle l'intero carico familiare, sono considerate single di fatto?".

Con questo annuncio, a suo avviso, si colpisce chi ha deciso di portare a termine una gravidanza anche in assenza del padre del proprio figlio, o un padre che, per qualunque ragione (e spesso le ragioni sono drammatiche) deve crescere da solo il proprio bambino. "Eppure - sottolinea - il tipo di lavoro richiesto dovrebbe consentire molta flessibilità sia temporale che logistica, visto che le nuove tecnologie aprono enormi possibilità in questa direzione".

Una storia che conferma la convinzione che la Cgil coltiva da sempre: "L'innovazione non deve essere solo tecnica, ma innanzitutto culturale, altrimenti non si migliora la vita delle persone, si trovano anzi nuove occasioni per discriminarle". Taddei quindi conclude: "Piuttosto che celebrare il Fertility day o abbandonare i 'cattivi compagni’, magari di colore o con i capelli rasta, come suggerisce il ministero della Salute, è necessario abbandonare queste pessime abitudini discriminatorie, in un paese in cui è in continuo aumento il numero di madri, e ultimamente anche di padri, che si vedono costretti a lasciare il lavoro nel primo anno di vita del proprio figlio".