Lo sciopero di quattro ore dei lavoratori Ater di Venezia (l'azienda territoriale per l'edilizia residenziale), in calendario per il 25 novembre, e la situazione dei precari della sanità nelle Marche. Sono questi i due argomenti trattati stamattina da RadioArticolo1, nell'ambito della rubrica 'Lavoro pubblico' (PODCAST).

Nel caso della vicenda Ater, è intervenuto Mirco Ferrarese, segretario della Fp Cgil di Venezia. "Abbiamo deciso di scioperare il 25 novembre – ha detto il dirigente sindacale –, perchè il quadro è drammatico. L'azienda sta perdendo la sua funzione principale, che è quella di dare immobili e case alle persone. C'è poi un problema che riguarda l'organizzazione interna del lavoro, tanto che si rischia di andare in liquidazione e i 90 lavoratori temono di perdere il posto. Ovviamente, ci sono altre ragioni per cui Ater non sta funzionando, come i dissapori esistenti tra direzione e Regione Veneto. Abbiamo avuto degli incontri con la Regione, che si era fatta carico di intervenire sull'attuale situazione di stallo. Siamo andati anche in prefettura, per un tentativo di conciliazione, ma non si è arrivati ad alcun tipo di accordo. A quel punto, abbiamo deciso di scioperare per riuscire a smuovere le acque. Oggi non si assegnano più alloggi, non si ristrutturano abitazioni e non si fa la manutenzione ordinaria. Questa è la nostra preoccupazione maggiore: in un momento così difficile per il Paese, dove la casa è un bene preziosissimo, abbiamo cittadini che continuano a bussare alle porte di Ater senza trovare risposte. Perciò, abbiamo già messo in moto la macchina organizzativa, e anche il 12 dicembre saremo in piazza per lo sciopero generale, con l'idea che anche la casa, come il lavoro, è un diritto di tutti".

Invece, nelle Marche la Fp regionale lancia l'allarme sull'esercito di precari che lavorano nella sanità. La priorità è stabilizzarli, come ha rimarcato il responsabile del sindacato di categoria, Alessandro Pertoldi. "Siamo una regione virtuosa nell'ambito del sistema sanitario, avendo chiuso in pareggio il bilancio 2013. Ma il prezzo di tale risultato lo pagano i lavoratori del settore, con manovre di contenimento della spesa del personale, che hanno privato il nostro sistema di circa 1.500 operatori nell'ultimo triennio. A fronte di questo dato, c'è poi un'altra negatività, che è rappresentata dall'alto numero di addetti a tempo determinato: sono presenti 1.240 lavoratori, 376 uomini e 864 donne, distribuiti nelle diverse professionalità, dai medici agli infermieri, agli Oss (gli operatori sociosanitari), che si trovano in condizioni di precarietà e costituiscono il 6,39% in rapporto a coloro che sono a tempo indeterminato. Da tempo, stiamo sostenendo un confronto con la regione per arrivare alla stabilizzazione di questi lavoratori. Il 17 febbraio scorso, avevamo siglato un protocollo complessivo sulla riorganizzazione del sistema sanitario regionale, che al primo capitolo prevedeva una serie di impegni, dalla riconversione dei piccoli ospedali con un riequlibrio dei posti letto, alla stabilizzazione dei precari, per l'appunto ,ma, a tutt'oggi, quegli impegni sono ancora disattesi. E, quindi, abbiamo avviato un percorso di mobilitazione con una serie di assemblee sui luoghi di lavoro, e caratterizzeremo l'iniziativa di lotta del 12 dicembre con questa specificità regionale, sottolineando che la nostra è una battaglia sacrosanta, che si riflette sugli altrettanto sacrosanti diritti degli utenti. Il modello che abbiamo preso a riferimento è l'Emilia Romagna, dove, di recente, è stato stipulato un accordo che contempla la trasformazione di tutti i tempi determinati in tempi indeterminati, a dimostrazione che se c'è la volontà politica l'operazione si può fare. Oltretutto, viste le carenze di organico, dovute anche al blocco vigente del turn over, la stabilizzazione dei precari permetterebbe di evitare ulteriori sovraccarichi di lavoro, nonchè il ricorso massiccio agli straordinari, che in alcune realtà risulta ormai fuori controllo".