“Lo dice una ricerca sul campo: trovare lavoro di questi tempi è dura per tutti, ma per un giovane omosessuale la difficoltà aumenta del 30%”. Lo scrive Il Corriere della Sera anticipando i risultati di un rapporto della Fondazione Rodolfo De Benedetti, diretta da Tito Boeri, che verrà presentato il 9 giugno. I ricercatori “hanno inviato nel periodo gennaio- febbraio 2012 a centinaia di aziende che offrivano lavoro a Milano e a Roma attraverso i siti web Monster e Job Rapido, 2.320 curricula fittizi. Per distinguere i candidati con una presunta ‘identità omosessuale’, ad alcuni dei curricula è stato inserito uno stage lavorativo presso note associazioni di difesa e patrocinio dei diritti delle persone omosessuali (quali, ad esempio, ArciGay, ArciLesbica, etc.). Al resto del candidati è stato invece associato uno stage presso un'associazione culturale generica o in azienda”.

Risultato: “Se confrontati con i maschi eterosessuali, gli uomini omosessuali hanno il 30% in meno di probabilità di essere richiamati per un colloquio. Le donne eterosessuali e omosessuali, invece, non mostrano significative differenze nei tassi di richiamata”. E non serve a nulla essere bravi o avere ottimi curricula, visto che “l'effetto negativo di un'identità omosessuale è addirittura più forte nel caso di persone con profili professionali più qualificati”.