Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani, difendere l’occupazione, garantire a tutti una sanità efficiente e rinnovare i contratti, a partire da quelli pubblici. Ecco le richieste unitarie di Cgil, Cisl e Uil alla base della giornata di mobilitazione nazionale di sabato 14 ottobre in vista della manovra. Il segretario generale Cgil Susanna Camusso sarà a Milano, al presidio di piazza Beccaria dalle ore 10. La leader Cisl Annamaria Furlan a Firenze, al sit-in in piazza della Repubblica dalle 9.30. Il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo parteciperà invece alla manifestazione di Matera, in piazza Vittorio Veneto dalle 9. Una giornata che si potrà seguire anche attraverso i social con gli hashtag #14ottobre e #CgilCislUil

Le tre confederazioni chiedono di inserire nella legge di bilancio una serie di provvedimenti in materia di lavoro, previdenza, welfare e sviluppo. Nel dettaglio: più risorse per l’occupazione dei giovani e per gli ammortizzatori sociali; il congelamento dell’innalzamento automatico dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita; un meccanismo che consenta di costruire pensioni dignitose per i giovani che con carriere discontinue; la riduzione dei requisiti contributivi per l’accesso alla pensione delle donne con figli o impegnate in lavori di cura; l’adeguamento delle pensioni attuali; la piena copertura finanziaria per il rinnovo e la rapida e positiva conclusione dei contratti del pubblico impiego; risorse aggiuntive per la sanità e il finanziamento adeguato per la non autosufficienza.

Intanto è arrivata la convocazione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti per lunedì prossimo, 16 ottobre. “Ci auguriamo che il governo presenti risposte concrete ai nostri temi – sottolinea Susanna Camusso –, a iniziare dalle questioni relative alle pensioni e al lavoro e, tra queste, il blocco dell’automatismo di crescita dell’età pensionabile e una pensione contributiva di garanzia per i giovani”. “Saremo in piazza – ha spiegato il segretario confederale Nino Baseotto intervenuto nei giorni scorsi su RadioArticolo1 – perché se è vero che c’è qualche debole segnale di ripresa, allora ci sarebbe un’unica cosa da fare: mettersi nelle condizioni di agganciarla. Invece la nostra sensazione è che le politiche economiche e sociali che si stanno mettendo in atto non siano in grado di consentire all'Italia di farlo. E questo è un guaio, perché gli altri paesi marciano a un passo più spedito del nostro”.