Insistere sulla strada dei bonus alle imprese: sembra essere questa l'intenzione del governo in materia di lavoro e di questo, cioè dell'ipotesi di decontribuzione per le assunzioni di giovani, si parlerà oggi, 5 settembre, nell'incontro in programma alle ore 14 tra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Sul tavolo anche altri temi di peso: politiche attive con l'estensione dell'assegno di ricollocazione, sgravi fiscali per la formazione, gestione delle crisi aziendali. 

Ma l'oggetto principale della discussione dovrebbe essere l'intenzione dell'esecutivo di inserire nella prossima legge di Bilancio sconti sui contributi per le aziende che assumono giovani con contratto a tempo indeterminato. Un'ipotesi avanzata più volte da esponenti del governo, ma rispetto alla quale restano ancora parecchie incognite. Ad esempio non è chiara l'entità della riduzione a livello strutturale (dopo il 50% per i primi 2-3 anni) così come l'età dei beneficiari (29 o 32 anni). C'è poi il rischio che le aziende per usufruire del nuovo beneficio ricorrano ai licenziamenti nei confronti dei propri dipendenti (magari assunti con la decontribuzione degli anni passati). Ma su questo il ministro Poletti ha assicurato che saranno previsti dei meccanismi di difesa.

"Nutriamo da sempre perplessità sulla politica dei bonus - ha detto all'Agi Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil - Finora le proposte sono state poco precise, siamo ai titoli: ci aspettiamo che oggi il governo faccia una proposta chiara. Bisogna anche considerare come si interseca la decontribuzione con gli strumenti in essere, come l'apprendistato". "La nostra richiesta - ha aggiunto Scacchetti - è di ragionare su misure stabili e spostare l'interesse dall'offerta alla domanda, cioè come generare occupazione, puntando sugli investimenti".

Nei giorni scorsi, ai microfoni di RadioArticolo1, Scacchetti aveva posto l'attenzione anche su un altro tema che dovrebbe essere al centro dell'incontro odierno al ministero: “Quello che ci preoccupa per il futuro è anche lo scarso funzionamento degli ammortizzatori sociali, diminuiti in durata di copertura ma anche in quantità di risorse a disposizione, e poi la sostanziale inesistenza di strumenti di politiche attive del lavoro. Ad esempio, abbiamo assistito allo smantellamento dei centri per l’impiego e delle funzioni pubbliche di governo dell’incrocio domanda e offerta. Viceversa, l’Agenzia nazionale per il lavoro - uno dei capitoli del Jobs Act - ancora non funziona”, ha concluso Scacchetti.