“L'intesa raggiunta sui comparti apre formalmente la stagione contrattuale e quindi già questo è un fatto positivo. Fino a oggi il governo aveva detto, soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale del luglio dello scorso anno, che il presupposto per aprire la stagione contrattuale era l'accordo sulla riduzione dei comparti e che questo accordo non si riusciva a trovare per ‘difficoltà’ dei sindacati. Bene, a questo punto non ci sono più alibi”. Così’ Michele Gentile, responsabile dei settori pubblici per la Cgil nazionale, nel corso del suo intervento a “Italia Parla” su RadioArticolo1.

“Adesso – ha aggiunto – i contratti saranno quattro per i non dirigenti e altrettanti per i dirigenti (funzioni centrali, funzioni locali, sanità, istruzione e ricerca, ndr). Questo accordo ha raggiunto positivamente alcuni obiettivi: primo, ha consolidato la struttura della contrattazione nel contratto nazionale e nel contratto di secondo livello; poi ha riaccorpato i comparti secondo una logica settoriale anche di competenze specifiche; terzo ha salvaguardato la rappresentatività e quindi il voto delle Rsu dello scorso marzo del 2015. Infine, dà tempo per le organizzazioni sindacali per riorganizzarsi alla luce dei nuovi comparti”. 

Perché l’accordo diventi operativo ci vorrà un mese circa, poi però, continua Gentile “si dovrà aprire una stagione contrattuale che faccia i conti con gli innumerevoli problemi che ci sono determinati in ragione del blocco di 7 anni e dei processi di riforma aperti nelle amministrazioni pubbliche. Il primo capitolo è il salario: il blocco dei contratti dal 2010 ha determinato un impoverimento nelle retribuzioni e, conseguentemente, nelle future pensioni, dei dipendenti pubblici”. 

Il Def, però, non lascia ben sperare. “Nel Piano nazionale delle riforme – argomenta Gentile – sono indicati i tagli alla pubblica amministrazione, come se i risparmi determinati dal mancato rinnovo contrattuale e dal mancato turnover siano un fattore positivo da sventolare a Bruxelles per farsi dare dall'Europa un po’ di flessibilità. Il fatto che in questo Def si parli della pubblica amministrazione e del lavoro pubblico solo in termini di riduzioni di spesa credo che la dica lunga su qual è ancora l'idea che il governo intende portare avanti per quanto riguarda la prossima stagione contrattuale”.

Il governo deve però sapere “che le mobilitazioni di questi giorni dimostrano che “se questa è la linea si aprirà uno scontro con le organizzazioni sindacali e con i lavoratori”. Da questo punto di vista, la partita è doppia: “Si individuano due controparti: una è il governo, l’altra Regioni e Comuni. La scelta delle mobilitazioni territoriali, all'interno di un piano di lotta di carattere nazionale, nasce dalla volontà di spostare l’attenzione del sindacato a un livello più vicino alle esigenze dei cittadini, quindi alla domande di servizi pubblici che essi esprimono. L’idea è che la riforma della pubblica amministrazione è, innanzitutto, una riforma per i cittadini, mentre il governo oggi pensa a una riforma che la allontana dalle persone”. Il che per Gentile è evidente dal taglio delle Province, con i disastri da un punto di vista di funzionalità che si sono creati, e le altre iniziative che si preannunciano: “La chiusura di alcune società partecipate: alcune delle quali svolgono interessi della politica, ma in cui spesso ci sono anche gli strumenti attraverso i quali l'amministrazione pubblica gestisce i servizi sul territorio”.

Tornando ai contratti, per la Cgil il governo deve dunque “prevedere che ci sia un incremento delle risorse per il rinnovo dei contratti  e che abbia una programmazione triennale, perché noi andremo a rinnovare i contratti 2016-2018. Poi c’è la questione del blocco del turn-over: i dipendenti pubblici dal 2008 a oggi sono diminuiti di 250 mila unità, ma ci sono 80.000 contratti a tempo determinato che scadono il 31 dicembre 2018 e che a seguito di una sentenza della Corte europea non possono più essere prorogati”. Poi, c’è la questione della legge Brunetta che, attacca Gentile, “impedisce nei fatti la contrattazione. Il governo ha in mano la delega prevista dalla legge Madia che riguarda il lavoro pubblico: bene, la stagione contrattuale sia accompagnata da una legge che riporti alla contrattazione materie fondamentali, a cominciare dall'organizzazione del lavoro”. Infine, un capitolo fondamentale riguarda la contrattazione di secondo livello: “Il blocco è cominciato nel 2010, nel 2014 c’è stata una riapertura che però si è richiusa immediatamente dopo”.

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