Un testo davvero importante, questa edizione 2010 degli Annali della Fondazione Di Vittorio dedicata a Lavoro, salute, sicurezza. Curato da Ornella Bianchi e Gloria Chianese (la prefazione è di Susanna Camusso, l’editore Ediesse, pp. 480, euro 25,00), il volume analizza le esperienze realizzate e i problemi oggi aperti in materia mettendo insieme, come si fa quando l’intento è cogliere la realtà in tutte le sue pieghe, i grandi filoni tematici e le esperienze particolari, i luoghi e i settori d’intervento, gli studi e il racconto di alcuni degli istituti e delle organizzazioni che in fatto di salute e sicurezza, nel corso del tempo, hanno fornito il loro contributo.

Non è il caso, qui, di compilare un elenco degli autori e delle questioni trattate: sarebbe una ripetizione dell’indice che, senza ulteriori annotazioni, diventerebbe noiosa. Pensiamo sia utile però, nell’impossibilità di un resoconto approfondito, soffermarci sulle suggestioni che il volume offre, raccogliere le prime riflessioni che da questo “sguardo lungo un secolo”, per dirla con il sottotitolo, possono derivare. Lo facciamo con Vincenzo Scudiere, segretario confederale Cgil, che oggi 1° febbraio ha partecipato alla presentazione dell'opera.

“Sì, è un testo importante – dice subito il nostro interlocutore –; un testo che ci fa capire, questo il primo merito, come l’intervento sulla condizione di lavoro, quindi sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, non abbia mai un punto finale, sia sempre d’attualità. In qualche caso ci si è illusi che l’innovazione potesse di per sé risolvere i problemi che in questo campo volta a volta insorgevano. Un’illusione. La partecipazione e il controllo, l’intervento del sindacato e dei lavoratori sono stati e sono essenziali. L’impresa lo deve capire”. Oggi abbiamo strumenti moderni e norme più avanzate, però. “Certo, ma il problema è fare in modo che gli strumenti funzionino e le norme vengano applicate. Tutti devono fare la loro parte. Decisivo, si sa, è il tema della prevenzione: come questa viene realizzata. Bisogna capire allora che gli Rls sono importanti ma non possono essere ridotti a una funzione meramente tecnica. L’analisi dell’organizzazione del lavoro, dei suoi riflessi sulla condizione lavorativa, resta fondamentale. E in questa analisi i lavoratori devono essere coinvolti. Il passo in avanti compiuto sugli stress correlati non è casuale”. “Insieme – prosegue Scudiere – bisogna rafforzare il rapporto con la comunità scientifica e le istituzioni; in altre parole: fare sistema”.

La resistenza delle imprese, di tante imprese, ricordiamo, non è indifferente. “C’è una cattiva cultura. Le imprese, quelle più chiuse, devono capire che l’investimento sulla sicurezza non deprime la competitività; anzi l’aiuta. Si pensa che la sicurezza sia un costo, non è così”. Un altro grande tema è quello ambientale… “Anche in questo caso occorre arricchire l’analisi e potenziare l’intervento. La vicenda dell’Eternit di Casale Monferrato in tal senso è emblematica. È necessario un lavoro di sistema; e un ruolo importante possono averlo i sindaci”.

Nella crisi il paese vive fenomeni assai negativi. Cresce il lavoro nero, s’intensifica lo sfruttamento, aumenta il rischio. A soffrirne sono i più deboli, le donne – come ci ricorda la tragedia di Barletta dell’ottobre scorso, alle cui vittime l’Annale è dedicato – e gli immigrati. “C’è tanto da fare – riprende Scudiere –. Decisiva, ripeto, è un’ottica nuova, una diversa cultura. Bisogna capire che fare sicurezza non significa minore competitività, e non vuol dire mettere a repentaglio i posti di lavoro. Bisogna sfuggire a questo ricatto”.