“È stata una giornata difficile e complicata per la morte improvvisa di un nostro compagno. Ciò mi ha provocato un grande dispiacere e una grande rabbia, e assieme alla confederazione valuteremo cosa fare per essere il più vicino possibile alla famiglia di Andrea. È l’unico modo per esprimere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà”. Così Maurizio Landini, segretario confederale Cgil, ha iniziato il suo intervento che ha ripreso dopo molte ore di interruzione i lavori del sesto congresso dell’Slc in corso a Roma presso il centro congressi Frentani (“La comunicazione siamo noi”), ricordando il lavoratore catanese di 36 anni, invitato per la prima volta al congresso della categoria e deceduto improvvisamente nella notte per cause ancora imprecisate.

In un’atmosfera di profonda mestizia, il dirigente sindacale ha detto che, “pur di fronte a una tragedia del genere, dobbiamo fare i conti con il congresso e prendere delle decisioni, anche per onorare la figura di Andrea, che lavorava ad Almaviva, un’azienda con tanti problemi. Che sono gli stessi che vivono oggi la maggior parte dei lavoratori del nostro Paese, che devono fare i conti con un mondo del lavoro profondamente mutato, attraversato da continui processi di cambiamento. Così come siamo, siamo in grado di fare quello che noi indichiamo al centro della nostra strategia, ovvero la contrattazione inclusiva? Possiamo applicare il contratto di filiera e di settore di fronte alle tante trasformazioni avvenute nelle filiere produttive, tema che riguarda tutte le categorie, il lavoro pubblico e privato, i servizi, l’industria? Uno degli elementi di fondo è il sistema di appalti e subappalti e le finte cooperative, dove regnano illegalità e malaffare: lì, la soluzione contrattuale migliore qual è? A tutti questi interrogativi, la risposta è sempre la stessa, il livello di rappresentanza che si riesce a ottenere, tema che interessa tutti, non la singola categoria”.

“Ho delle idee in proposito – ha precisato Landini –. La prima è la discussione preventiva che abbiamo fatto tutti assieme proprio in occasione dei lavori congressuali, coinvolgendo 20 mila persone in 1.500 assemblee generali in tutta Italia, in cui la maggioranza erano i delegati. Questo è un modo che deve essere applicato sempre, non una volta ogni quattro anni, in occasione delle assise congressuali. Questo è il modello di partecipazione che dobbiamo riproporre ogni anno, ad ogni livello e in ogni argomento. Perché il problema di fondo non è forse che a parità di lavoro e di filiera abbiamo due lavoratori con due contratti e due trattamenti diversi? Allora dobbiamo ripensare le nostre forme di rappresentanza”.

“Stessa cosa deve avvenire per l’elezione dei vari organismi sindacali, come Rsu e Rls, dove dobbiamo ricostruire una rappresentanza in cui tutti eleggono tutti. Mettiamo i delegati assieme in grado di discutere tra di loro e anche con le altre organizzazioni. Se fai contrattazione, sai che la controparte datoriale cambia idea e perde se dall’altra parte hai i lavoratori e il sindacato che la pensano tutti allo stesso modo. Questo è fondamentale, soprattutto oggi, che siamo attraversati da una frantumazione del mondo del lavoro. Perciò dobbiamo metterci assieme, anziché, come purtroppo avviene, litigare tra noi. E ciò presuppone una discussione fra categorie sui contratti”, ha aggiunto Landini.

Il sindacalista Cgil ha poi passato in rassegna, con occhio critico, in senso buono, la relazione d’apertura di Fabrizio Solari, segretario generale Slc. “La logistica è trasversalmente uno dei punti di massima competitività in tutta la filiera produttiva. Dall’altra parte, le imprese sono tante, ma chi controlla e decide il processo produttivo è sempre l’impresa madre. Ciò vale nel pubblico, ma anche sul piano dell’azione contrattuale. Se voglio superare la competizione al ribasso fra le varie forme di lavoro – penso alle partite Iva, ai precari –, non basta dire abbiamo presentato una legge nel merito, come la Carta dei diritti, e non basta nemmeno dire abbiamo firmato un contratto, ma devo mettere al centro la persona che determina l’applicazione dei diritti. E in questo, anche un capitolo come la malattia deve diventare un elemento di collegamento della nostra rappresentanza”.

L’esponente Cgil ha quindi affrontato il capitolo delle nuove tecnologie, che vedono al centro proprio il sindacato della comunicazione, dove il cambiamento avviene prima che da altre parti. “Siccome non esiste che fermi la tecnologia, la domanda da porsi è: come la governi? Come la puoi contrattare? Oggi hai il problema di come rendere liberi e partecipativi i lavoratori nei nuovi processi produttivi. Sapendo che la partecipazione non può essere solo azionaria o all’interno dei consigli di amministrazione. La questione è quanto e come decidi tu nei processi produttivi”.     

E il cambiamento va affrontato in modo nuovo, ha sottolineato ancora Landini. “Ad esempio, il delegato sindacale deve conoscere bene il processo produttivo, financo meglio dello stesso datore di lavoro. Altrimenti come fa a spiegarlo e a farsi capire dai lavoratori? La conoscenza del percorso produttivo diventa perciò fondamentale e implica una questione di competenze e nel contempo di formazione e di aggiornamento continuo come diritto permanente dentro l’orario di lavoro. Io faccio 40 ore settimanali, ma tu imprenditore non mi paghi per 40, perché una parte di orario costituisce il mio diritto alla formazione”.   

“Tutto questo presuppone un’idea diversa di relazioni sindacali, dove la libertà nel lavoro è la vera condizione, con spazi di autonomia e conoscenza per il singolo lavoratore, e di un quadro legislativo diverso, con al centro la legge sulla rappresentanza, che tuttora non esiste, perché le organizzazioni sindacali in tutti questi anni non hanno voluto che ci fosse. E oggi più che mai abbiamo bisogno di riaffermare il diritto alla contrattazione dell’organizzazione, altrimenti si va avanti con la logica degli accordi separati, dove a vincere è sempre l’impresa, mentre il sindacato rimane debole e diviso”.  

Altro passaggio-chiave degli 80 minuti di relazione, il giudizio sull’attuale governo gialloverde e il suo rapporto con il sindacato. “Governo del cambiamento, ma dove? Forse dovremo fare un’azione informativa adeguata tra i lavoratori, perché la logica è sempre la stessa degli esecutivi precedenti, sia sul piano europeo, dove si è fermi al fiscal compact, che noi siamo stati i primi a combattere, sia sul piano interno, dove si va avanti con provvedimenti sbagliati, come il decreto sicurezza, che è addirittura in contrasto con la nostra Costituzione e cerca di mettere contro 180.000 rifugiati, pari allo 0,3% della nostra popolazione, contro 60 milioni di italiani; come la flat tax delle partite Iva, che si tradurrà alla lunga in un aumento ulteriore della precarietà; come le tante leggi balorde che non sono state cancellate, a cominciare dal Jobs Act, davvero nefasto: se si volesse girare pagina e cercare di tutelare i lavoratori, tu ministro del Lavoro Di Maio dovresti rigettare certe norme, nel contempo iniziando a combattere il lavoro nero con l’assunzione di migliaia di ispettori sul lavoro e cancellando i tanti contratti pirata che vengono firmati da imprese senza scrupoli”, denuncia il sindacalista.  

Infine, il richiamo al dibattito congressuale in corso. “Parliamo tanto di unità sindacale con Cisl e Uil, di unità del mondo del lavoro e poi ci dividiamo in casa nostra proprio adesso? Personalmente, non mi sono mai candidato a niente, perché mi sono sempre sentito parte dell’ingranaggio della mia organizzazione e vorrei che la mia candidatura fosse all’insegna dell’unità e della confederalità, come del resto testimonia il documento congressuale votato con il 98% dei consensi. Valori che ispirano tutta la storia della Cgil, che fin dagli esordi delle prime Camere del lavoro nel 1891 non è mai stata un sindacato corporativo, ma un’organizzazione all’insegna del pluralismo, rappresentando sempre tutte le forme di lavoro”, ha concluso Landini.