MILANO - Questa mattina (venerdì 14 novembre) il capoluogo lombardo aspettava i metalmeccanici del centro-Nord. È arrivata, invece, mezza Italia. Un'onda rossa di operai, impiegati, precari e disoccupati, tutti chiamati a raccolta da Cgil e Fiom. La manifestazione è cominciata alle 9:30. Quando la testa del corteo è giunta in Piazza Duomo, la coda doveva ancora partire da Porta Venezia, sede del concentramento. All'arrivo di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, e di Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, all'altezza di Palazzo Bovara, un'ovazione. Tra gli abbracci anche quello di Nichi Vendola, a sua volta molto apprezzato dai manifestanti.

"Tutti per i diritti, diritti per tutti". All'insegna di questo slogan, l'imponente manifestazione ha voluto rispondere ancora una volta alle politiche economiche e sociali del Governo, al peggioramento dei salari e delle condizioni di vita. Le lavoratrici e lavoratori sono arrivati da Valle d'Aosta, Trentino, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia. Ma non sono mancati nemmeno i rappresentanti delle regioni alluvionate, Liguria e Toscana.

Per ribadire che i metalmeccanici rappresentano l'ossatura del lavoro nel Paese, in Piazza Duomo ha aperto il comizio una giovane ingegnere. Sulle note del violino e del violoncello suonati da Omar e Francesco, del Teatro Alla Scala, anche gli esponenti dello sciopero sociale parallelo a quello di Cgil e Fiom hanno avuto la possibilità di esprimersi. Uno studente dei movimenti, infatti, ha salutato la piazza, illustrando i problemi degli "invisibili", cioé di coloro che vivono ai margini del mercato del lavoro e non possono usufruire di nessuna tutela. La situazione, ormai, è drammatica ovunque e non risparmia le aziende del lusso.

"Anche i ricchi piangono - ha testimoniato Marco Bocca, 58 anni, delegato del cantiere Perini di Viareggio - una volta chi lavorava in un'azienda di un certo livello si sentiva tranquillo. Oggi la crisi ci sta togliendo perfino la speranza". Il lavoro è in bilico, ma tanti il lavoro nel ce l'hanno proprio. È il caso di Claudio Crotti, 61 anni, milanese, rimasto disoccupato di recente e precipitato in difficoltà. "Chiedo alla Cgil di lottare per garantire a tutti un reddito minimo - è stata la sua invocazione - perché qui stiamo perdendo anche la dignità. Il problema dell'Italia non è semplicemente economico. La politica non conosce più l'etica e la crisi dei valori conduce allo sfascio".

Per le donne la questione del lavoro è connessa alla parità di genere che, in alcune aziende, ancora è un miraggio. "Noi donne siamo i soggetti più penalizzati - ha sostenuto Sonia Dell'Alba, di una piccola azienda metalmeccanica vicentina - perché in fabbrica veniamo sempre guardate con sospetto. E abbiamo sulle spalle anche il carico familiare". Chi definisce "ideologia" il diritto al lavoro viola la Costituzione. Questo è il parere espresso da Cristiana Muratore, delegata Rsu di Savona: "Il Governo Renzi ci sta mettendo in ginocchio. In Italia serve una vera politica industriale, che aumenti le tutele".

Lavoro, legalità, uguaglianza e democrazia. Sono questi i temi che accomunano i dipendenti delle fabbriche. "Non c'è lavoro perché in Italia non si fanno più investimenti, non perché esiste l'articolo 18", ha affermato Gerardo Vitillo, che dopo quarant'anni di lavoro, rischia di essere messo in mobilità.

A mezzogiorno Maurizio Landini ha preso la parola. "Il Governo divide - ha esordito - questa pizza unisce. Chi può spendere mille euro per una cena non può capire i problemi dei lavoratori. Noi ci stiamo battendo anche per difendere i diritti di chi non sciopera. Signori si nasce e noi lavoratori lo siamo, come diceva Totò. Per questo oggi lanciamo un ponte anche agli imprenditori sani del Paese". Landini ha ricordato i messaggi di solidarietà da parte dei rappresentanti dei metalmeccanici francesi e spagnoli, a conferma del fatto che la battaglia dei lavoratori debba essere condotta a livello europeo. "Basta licenziare, piuttosto ridurre le ore di lavoro - ha incalzato il leader della Fiom - gli investitori stranieri non vengono in Italia, perché ci sono mafia e corruzione". Infine, un'autocritica: "Anche noi sindacalisti dobbiamo smetterla di litigare, perché l'unione fa la forza".

L'intervento di Susanna Camusso si è aperto
con un ringraziamento alla città di Milano ed ha  ribadito la priorità del sindacato: creare lavoro. "Non siamo conservatori - ha sottolineato - e non sappiamo soltanto dire no. Noi stiamo facendo serie proposte al Governo per l'estensione dei diritti, la riduzione della precarietà, il miglioramento della qualità di qualsiasi occupazione". Camusso ha concluso invocando una lotta autentica alla corruzione e dando appuntamento a tutti allo sciopero generale del 5 dicembre.