Una vera soluzione ancora non c’è. La proposta dell’azienda non soddisfa i sindacati, e per i lavoratori di Italiaonline l’incertezza è ancora padrona. Ci si augura che l’appuntamento di oggi (mercoledì 18 aprile) a Roma, presso la sede del ministero dello Sviluppo economico, possa portare qualche nuova buona notizia, ma le premesse non sembrano favorire l’ottimismo. Una vertenza dura, quella con la società controllata dal magnate egiziano Naguib Sawiris, il cui esito è tuttora davvero in bilico.

Nell’ultimo incontro romano (dell’11 aprile scorso), avvenuto dopo una “pausa di riflessione” durata tre settimane, la mediazione del ministro Carlo Calenda ha portato a una prima limitata riscrittura della proposta iniziale. All’inizio della vertenza Italiaonline (attiva nel campo della digitalizzazione delle piccole e medie imprese) aveva presentato un piano che prevedeva 400 licenziamenti (di cui 248 a Torino, la cui sede sarebbe stata chiusa), cui si aggiungevano altri 241 trasferimenti coatti dal capoluogo piemontese a Milano, oltre a ulteriori 152 esuberi in tutta Italia.

L’ipotesi attuale prevede “il dimezzamento degli esuberi – spiega una nota del ministero – e il ricorso per 18 mesi alla cassa integrazione, una significativa riduzione dei trasferimenti a Milano, l'istituzione di una nuova divisione per i servizi digitali alle piccole e medie imprese, nella quale si prevede l'inserimento di circa 200 lavoratori che seguiranno uno speciale percorso di formazione”. Il nuovo piano, infine, contempla “anche diverse misure di protezione e di incentivazione per il personale che non potrà essere reinserito”.

“Risultati parziali e non esaustivi per i tanti lavoratori interessati”. Così Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno definito la proposta di Italiaonline. I sindacati sottolineano che, malgrado la mediazione ministeriale, la situazione non è migliorata: 400 lavoratori andranno in cassa integrazione a zero ore per “cessata attività”, 200 di loro saranno futuri possibili licenziamenti (in particolare nelle sedi periferiche), mentre per i restanti 200 si propone l’assorbimento nella nuova divisione “Digital Factory” (assorbimento che comunque avverrebbe solo dopo un test di “valutazione”, che potrebbe anche non avere esito positivo per il singolo lavoratore), un comparto che è ancora tutto da costruire. Una situazione, dunque, che non può certo soddisfare dipendenti e rappresentanze. “Bisogna approfondire e ragionare” hanno ripetuto gli esponenti sindacali in questi giorni, ed è proprio quello che da oggi s’inizierà a fare.