"Vogliamo tornare a vivere nelle nostre case, e vogliamo che riaprano i negozi, i servizi sociali, il cinema-teatro Lux e anche la Chiesa. Vogliamo tornare a passeggiare nel nostro centro storico. Bisogna ricostruire presto e non fra molti anni, perché a quel punto qui non ci sarà più nessuno". Il grido di allarme e sconforto degli abitanti di Rovereto, frazione di 4.500 abitanti nel Comune di Novi di Modena (che di abitanti in totale ne fa oltre 11mila), sembra quasi scontato. Sono le stesse richieste di tutti i cittadini della Bassa modenese colpiti duramente dal sisma del 20 e 29 maggio che ancora non dà tregua, seppure con scosse di minore entità. Lo pubblichiamo su rassegna.it insieme a queste foto, rinnovando l'invito ai lettori a partecipare alla nostra iniziativa "Raccontaci la tua Emilia dopo il terremoto".

La situazione a Rovereto è assai difficile. Il rischio è lo spopolamento, un pericolo serio secondo i sindacalisti di zona che, a partire dallo Spi, continuano a fare da punto di riferimento in un paese dove gli abitanti non si sentono sufficientemente assistiti. "Per oltre un mese non abbiamo avuto il campo della Protezione civile" ci dice Silvio Gasparini della lega Spi di Rovereto, lui stesso attendato nel campo spontaneo "Campo Primavera. Rovereto vive!" di via Chiesa Nord/angolo via Garibaldi (in foto).

Sono nove i campi spontanei, più quello della Protezione civile che solo da due settimane è stato allestito presso il centro sportivo (prima era a 1 chilometro dal paese e grazie alle pressioni dei cittadini e dei volontari dello Spi è stato avvicinato all’abitato). I campi ospitano 1.000-1.500 sfollati dalle case inagibili (1.587 le case censite con danni gravi e 2.272 quelle con danni lievi, altre 400 case con danni gravi sono ancora in attesa delle verifiche speditive dei tecnici del Comune di Novi). Più che il patrimonio industriale e produttivo, o quello e i monumenti, il vero problema di Rovereto sono le case inagibili e gravemente lesionate. Sono tante, tantissime, più che altrove. E i danni altrettanto ingenti. Chi si reca sul posto non può rimanere colpito: case nuove, costruite solo 5/6 anni fa, con lesioni gravissime. I primi piani di bellissime villette nuove di zecca letteralmente danneggiati. Come quelle della "famigerata" via Fosse Ardeatine: una zona di nuova urbanizzazione, dove sono rimaste illese solo due costruzioni di tutto il complesso abitativo.

"Vogliamo tenere alta l’attenzione sulla frazione di Rovereto – spiega Tamara Calzolari segretario Cgil zona di Carpi – perché nei centri piccoli come questo, dove è minore anche la luce dei riflettori dei media, si rischia veramente lo spopolamento". I gravi danni soprattutto al patrimonio immobiliare abitativo devono essere riparati in tempi certi e brevi, altrimenti la gente non ritornerà. "Abbiamo bisogno di risposte certe da Roma – aggiunge Calzolari – sollecitiamo le autorità locali (dai sindaci al commissario straordinario Errani) a farsi portavoce presso il governo affinché le attese circolari applicative del decreto n.74 (recentemente convertito in legge) vengano emanate quanto prima per dare certezza ai cittadini che devono ricostruire le case, o fare consistenti lavori di messa a norma, di poter conoscere modi e tempi dei rimborsi". Dante Sabattini, capo-lega Spi a Campogalliano e residente a Rovereto, deve fare anche lui consistenti interventi di messa in sicurezza alla sua abitazione, ma "siamo ancora in attesa di sapere se la maggiorazione del 60% dei costi per la messa a norma antisismica, sarà computata o meno nell’80% dei rimborsi dei danni subiti". "Inoltre – aggiunge Calzolari – i cittadini aspettano risposte anche sulle tipologie abitative da ricostruire: per chi viveva nelle vecchie case coloniche non sarà possibile ricostruire rispettando quelle ampie metrature molto costose".

Qui è tutto fermo con le ricostruzioni, molte case sono vuote, molte sono rimaste con le finestre aperte, abbandonate così dopo le scosse più violente. In paese si sta procedendo invece con le demolizioni in zona rossa e delle case pericolanti come quella di Mara Mantovani, funzionaria Filctem/Cgil, che proprio ieri mattina ha detto addio con un groppo in gola alla sua casa. Il Comune la obbliga a demolire per pericolo di crollo sulla pubblica via. Per lei i costi di demolizione sono a carico del Comune, mentre Silvio Gasparini dovrà abbattere la casa a proprie spese. Di spese Silvio ne sta sostenendo diverse di tasca propria come l’allacciamento Enel nel campo dove vive: se ha voluto la corrente elettrica ha dovuto andare in sede a Modena e farsi il contratto a suo nome. Per diverse settimane, infatti, il Comune di Novi ha sottovalutato i bisogni della frazione e tutto era accentrato sul capoluogo. "Non ultimo per mancanza di coordinamento tra le istituzioni locali e l’assessore Vaccari alla Protezione civile" spiega Luisa Zuffi segretario provinciale Spi Cgil. Poi piano piano, grazie alle tante pressioni, le risposte sono arrivate: è arrivata luce e acqua corrente nei campi, bagni.

Molti negozi in paese sono ancora chiusi. I pochi che stanno riaprendo sono una boccata d’ossigeno per i cittadini. A ridosso della zona rossa ha riaperto da poco il bar-pizzeria Il Giglio, la tabaccheria-giocattoli Morselli, finalmente si può comprare il pane al forno Panzani (senza dover andare a S.Marino) che ha riaperto insieme al bar in un container all’ingresso di Rovereto. "Speriamo - dicono gli attivisti Cgil e Spi che hanno accompagnato ieri mattinata la delegazione sindacale in una visita sul territorio – che con l’abbattimento delle ultime costruzioni pericolanti si possa riaprire a breve la zona rossa. Questo aiuterebbe a vivacizzare Rovereto, a far riaprire di nuovo i negozi agibili, il paese potrebbe tornare a popolarsi". Fra le strutture da abbattere anche la sede della Cgil, nello stabile in zona rossa in via Chiesa Sud (in foto). Anche la Coop antistante rimarrà chiusa a lungo e necessita di opere di consolidamento.

La Cgil riaprirà a fine luglio in via Curiel dentro un container e un camper (in foto). La Coop riaprirà a settembre/ottobre in un’area affittata a Sant’Antonio in Mercadello. Anche le banche e le associazioni economiche hanno uffici temporanei nei container in centro storico. In autunno le scuole elementari e medie saranno ospitate nei container sempre in via Curiel dove adesso sorge un campo spontaneo che dovrà essere sgombrato. Per gli uffici del Comune (anagrafe, biblioteca, servizi sociali, ecc…) e i servizi sanitari si stanno allestendo strutture nell’area di via Curiel e qui dovranno essere riattivati anche i poliambulatori (momentaneamente l’unico presidio sanitario è presso la casa del dottor Guidi) e il centro prelievi.

I roveretani ce la stanno mettendo tutta per resistere e sperano che anche dal governo non tarderanno aiuti e risposte. "Mi preoccupano i progetti di abbandono che sento fare ai nostri giovani – spiega Mario Rossi capolega Spi di Novi – le prospettive di ritorno alla normalità fra 6-7-8 anni non sono incoraggianti e quello che più di tutto vorremmo evitare è che i nostri paesi si spopolino. Così come dobbiamo creare le migliori condizioni per il ritorno degli anziani, quelli ospitati in casa protetta sono stati distribuiti in altre strutture, ma non basta questa soluzione tampone, deve riaprire nuovamente la struttura protetta a Rovereto". La voglia di normalità è tanta. Così come la speranza di non essere abbandonati. I volontari dello Spi sorridono mostrandoci il gattino tigrato di Silvio Gasparini che dopo il terremoto per lo spavento si era allontanato dalla casa, ma da 10 giorni è tornato a far compagnia a Silvio e agli altri roveretani attendati. Anche questo è segnale di normalità e di speranza.