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Il 16 maggio, davanti al ministero della Funzione pubblica i medici e i veterinari del Servizio Sanitario Nazionale si sono riuniti per chiedere il rinnovo del contratto. Sono passati 8 anni dalla scadenza e le loro condizioni di lavoro sono nettamente peggiorate. Sono aumentati i carichi, è aumentata l'età media, è aumentato il precariato. “Un peggioramento costante che sembra non avere fine e che riguarda tutta l'amministrazione pubblica, non solo i medici. È un segnale chiaro di un sistema che sta andando in tilt”. È quanto ha detto Rossana Dettori, segretario confederale della Cgil ai microfoni di RadioArticolo1.
“A causa del blocco del turnover, tra l'altro, nel sistema sanitario nazionale sono ormai tantissimi precari. “Molti dei medici d'emergenza - ha continuato Dettori - hanno un rapporto di lavoro totalmente precario, e fanno funzionare il 118 nei nostri pronto soccorso con questa spada di Damocle sulla testa. Gli altri, invece, hanno un contratto scaduto da anni. Siamo scesi in piazza per chiedere al ministro della pubblica amministrazione di rendere effettivi gli impegni assunti il 30 di novembre scorso, cioè il rinnovo del contratto e il testo unico sul lavoro pubblico”.
Sono passati 6 mesi, ma praticamente non s'è mosso nulla. “Hanno preso degli impegni e hanno fatto delle promesse - racconta ancora la dirigente sindacale -. Hanno detto che si sarebbe attivato un tavolo, che si sarebbe aperto un confronto, e che sarebbero state trovate le risorse necessarie. C'è stato pure un ulteriore incontro con il ministro Madia, ma siamo ancora alle promesse”.
Il sindacato chiede quindi che la contrattazione diventi lo strumento di governo del sistema, “ma l'esecutivo non ha ancora sciolto il nodo e continua a porre vincoli - conclude Dettori -. Bisogna invece velocizzare questo processo, per dare risposte agli operatori e di conseguenza agli utenti. L'obiettivo è tenere insieme i diritti dei lavoratori con i diritti dell'utenza. Ma nella situazione attuale è molto complicato, visto che le dotazioni organiche sono ormai ridotte all'osso”.